lunedì 9 dicembre 2019

Stay hungry, stay foolish and...practice yoga!



“E adesso espirando...adho mukha svanasana” è lì che notate che vi sorride, mentre siete nella comoda posizione del cane che guarda in giù: castano, occhi chiari e adduttori allenati. Siete a un workshop di yoga: 78 persone che inspirano ed espirano per 5 ore in una stanza, dove la temperatura dopo la prima ora ha raggiunto Cuba il 17 agosto, con la differenza che nelle scuole di yoga trovate solo tisane bollenti.

Vi aspetta alla fine della pratica “ti è piaciuta la lezione?”. Voi siete impresentabili: sfatte dopo 5 ore di yoga, sudate, spettinate, avete le calze sopra i leggings, un tappetino a tracolla sulle spalle e il cappello da pioggia perchè fuori sta diluviando per il 25esimo giorno di fila.
Riuscite comunque a ricomporvi e ad intrattenere una conversazione di 5 minuti, al termine della quale vi abbraccia per salutarvi.

“Ma cosa ti ha detto?” “Si è presentato?” “Come ti ha fermato?” Queste sono le 3 amiche con cui vi siete iscritte al workshop, che vi sbirciavano da dietro fingendo di non conoscervi.
“Ma dai, non vi siete presentati. Come fai a ritrovarlo?” “Una volta che uno vedendoti conciata in quel modo non solo ti sorride, ma addirittura ti parla, è quasi doveroso rintracciarlo”.

Colpo di genio: vai alla reception e chiedi, fingi di aver bisogno....inventati che......pensa a una cosa intelligente da dire......
“Scusa, c’era una ragazzo a cui ho prestato i blocchi che è andato via e non me li ha restituiti”
“Ma chi DM?” Vi dice la receptionist mostrandovi la foto di LUI “Sssiiii! È lui!!!!! Grazie mille, alla prossima” 
Le tre civette sullo sfondo stanno già cercando sui social quando la recepionist vi guarda “Dove vai? Adesso lo chiamiamo subito, così nel caso torna con i tuoi blocchi”
Panico. Sbiancate. “No ma non c’è bisogno, ci penso io...”
“Pronto, c’è qui...come ti chiami?” “No no, non ci siamo presentati”
Vi guarda dubbiosa “Va beh, una ragazza che dice di averti prestato i blocchi e che li hai portati via” 
Ovviamente lui dall’altra parte del telefono sta dicendo che non ha niente di nessuno 
“te la passo?” Le sentite dire...
“Nononono l’abbiamo già disturbato abbastanza. Saranno ancora in sala, vado a controllare” le dite agitando le braccia e allontanandovi.

Ve ne andate, imbarazzate e in mezzo alle risate delle altre tre che non si sono mai divertite tanto a un workshop di yoga.
Da quel momento alla mezz’ora successiva sgiunzagliate le vostre compagne di tappetino e intercettate il suo profilo facebook: è stato in Nuova Zelanda come voi, pratica pilates nella “tale” scuola, gioca a tennis e l’estate scorsa è stato in vacanza in barca a vela.
Scoprite che lavoro fa (ndr: non lo sveliamo per motivi di privacy) e leggete addirittura una sua intervista su una pubblicazione di settore.
Ha un canale youtube: ascolta Paolo Nutini e segue Federer.
Insomma si manifesta davanti a voi il dramma che Mark Zuckerberg, internet veloce e la globalizzazione hanno creato: tutti possiamo arrivare a sapere tutto di tutti. Basta avere tre amiche che vi vogliono bene, dei blocchetti per praticare yoga e la faccia di bronzo di inventarvi una scusa.

Instagram: profilo privato.
“Qual è la prossima mossa?” Vi chiedono le civette...
Aspettare fino a mezzogiorno del giorno successivo e inviargli la richiesta di amicizia su instagram, come un’autentica cenerentola 2.0.
Passano 24...48....72 ore....
“Ha accettato?” “Ti ha scritto?” 
Niente. Tutto tace. Nessuna reazione.

“Non ti ha riconosciuto” “La fidanzata gli controlla il telefono” “Ha aperto un profilo instagram solo per spiare la sua ex e non si collega mai” “Guarda, io mi accorgo a volte dopo settimane che qualcuno mi ha inviato una richiesta su instagram”...fino al fatidico “Magari ha avuto un incidente” che sta sempre bene come scusa nelle situazioni di prolungato silenzio.

O forse anche lui ha tre amici che gli vogliono bene, ha scoperto tutto di voi in meno di mezz’ora. E proprio adesso che sa che lavoro fate, che non giocate a tennis, che odiate la montagna, che ascoltate Vasco Rossi e i Depeche Mode...ha fatto quello che farebbe un qualsiasi principe azzurro 2.0: 
Hai una nuova richiesta di amicizia.
Rifiuta.

mercoledì 4 settembre 2019

Hasta el hielo...siempre!


Stai attenta al ghiaccio quando vai a cuba: c’è gente che quasi non è riuscita a salire sul volo di ritorno tanto è stata male. Addirittura pensate voi! Non state andando in un paese del terzo mondo.
Ve lo ripetono tutti e ve lo dicono talmente tante volte che alla fine vi convincete.
A cuba ad agosto ci sono 37 gradi all’ombra e un’umidità relativa dell’86%, che equivale ad essere costantemente in un forno a legna. Scoprirete di essere in grado di sudare in meandri del vostro corpo ignoti prima d’ora, e ben presto vi abituerete all’idea di bere 3 litri d’acqua al giorno e di espellerli immediatamente, senza bisogno di fare pipì.
Cosa dareste per una coca cola ghiacciata, in quel bicchiere freddo, ricoperto di gocce d’acqua, dissetante, che quasi vi gratta la gola mentre la sorseggiate, e....e no! Niente ghiaccio! Una voce dentro di voi ve lo sta ricordando, urlandovi nelle orecchie come l’angioletto sulla spalla di Pluto.
E allora quando arriva la cameriera “Hola Senorita, agua natural sin hielo por favor”.

E poi arrivate a Vinales, nella casa di Carlos e Mayeline, che vi accolgono come figli loro! E anche la nonna vi abbraccia e vi fa sentire a vostro agio, tanto da venirvi incontro con un frullato fresco di guava rosa (frutto cubano che crea dipendenza), in una tazza trasparente piena di ghiaccio. Lei vi sorride e vi guarda. Voi ricambiate il sorriso mentre lei non accenna ad andarsene almeno fino a quando non vi vedrà bere. Pensate che dopo tutto, se bevete prima che il ghiaccio si sciolga, potrebbe non succedervi nulla. E così, prendete coraggio e provate un piccolo sorso..buono tra l’altro!
Non appena la nonna soddisfatta se ne va, vi catapultate in bagno per vuotare la tazza nel water, sperando che lo scarico non dia problemi come nel resto dell’isola e nessuno se ne accorga.
La mattina seguente a colazione avrete cura di anticiparla in cucina e di chiedere il succo “sin hielo por favor!”.

Il resto della vacanza fila liscio, non incorrerete più in alcun rischio: dopo aver provato il mojito senza ghiaccio - che non consigliate a nessuno - vi convertirete a bere rum (da solo, nudo e crudo) 7 anos o riserva, senza ghiaccio. Come nei peggiori bar delle valli bresciane.

È l’ultima sera all’Havana e riuscite dopo mezz’ora di attesa a cenare in un ristorante frequentato per lo più da locals. Vi offrono, per iniziare, un delizioso e appena fatto succo al mango...per iniziare a colazione, pensate voi! Ma non riuscite a dire di no e vi portano una brocca intera.
Per fortuna senza ghiaccio! Anche questa l’avete scampata!
Fino a quando un cameriere, passando di fianco al vostro tavolo e notando i bicchieri vuoti “espera un momento”. Torna con un cestello e con dovizia e precisione inizia a riempire i vostri bicchieri con un, dos, tres...fino a sei cubetti di ghiaccio ciascuno e versandoci fino all’orlo il succo dolcissimo “buen provecho” vi augura.
Incredule non riuscite a fermarlo, assistete alla scena impotenti.
Sorridete, ringraziate e non potendo fare come avete fatto con il succo della nonna...vuotate i bicchieri stracolmi con tanto di ghiaccio nella brocca che vi hanno lasciato sul tavolo.

Sarà solo quando vi faranno pagare 6 bicchieri di succo di mango - che non avete mai bevuto - più del conto della cena, che pensate che forse, almeno per questa volta, avreste anche potuto rischiare...
Hasta el hielo…siempre!

domenica 24 dicembre 2017

Non è Natale senza #lospiritodelnatale

Anche quest'anno avete scoperto di non essere la Bella Addormentata nel bosco: non vi addormenterete la Vigilia per risvegliarvi a Santo Stefano. Il 25 dicembre incombe su di voi.
Quest'anno, complice la nuova vita nella casa nuova, non avete scoperto vostra madre ad impacchettare i regali e avete assistito solo ad alcune brevi (ma sempre intense) discussioni su regali per il parentado e menù del pranzo di Natale.
La buona notizia è che sapete già che, dopo il libro dell'anno scorso uguale a quello del Natale precente, questo è l'anno del cappello - ve ne regalano sempre uno orrendo con cadenza biennale.
La zia rimarrà delusa quando ci riproverà anche quest'anno ormai priva di speranze a chiedervi "hai il fidanzatino?!" e il vostro viso si illuminerà "si, zia! Quest'anno ce l'ho!".
E proprio quando starete per pensare che tutto sommato questo Natale non è poi così male, proprio la zia memore della vostra risposta di qualche tempo fa puntualizzerà "ma è solo uno o ne vanno ancora di moda tanto di fidanzati?!". Eccolo lì, il momento di gelo prima del taglio del panettone..
E allora Buon Natale! E che l'Epifania arrivi in fretta...

giovedì 23 novembre 2017

Se Milano avess lu mer, sarebb ‘na piccola Ber


“Il passeggero Cristini è pregato di presentarsi all'uscita 5”. Sono le 6.30 di un martedì mattina di metà novembre e all'aeroporto di Linate siete in coda per prendere il caffè che tanto vi servirebbe - visto e considerato che siete sveglie dalle 5.30. Ma dovete correre all'uscita 5 e salire sul volo per Bari: due ingegneri pugliesi e un napoletano vi aspettano per fare il tour “Puglia coast to coast in 9 sopralluoghi di filiali bancarie”.

Durante il volo vi addormentate quasi svenute e non vedete l'ora di atterrare per il tanto meritato caffè, se non fosse che, mentre essere a Linate alle 6 è come essere a Piccadilly Circus in orario di punta, l’aeroporto di Bari alle 8.20 sembra Gotham City, senza supereroi e senza caffeina.

“Scusate – chiedete a due tassisti fuori dalla porta degli arrivi – chi è il primo per andare in centro?” “Signorina non l’ha saputo? Oggi c’è sciopero nazionale dei taxi fino alle 22. Se fa in fretta può arrivare fino alla stazione con quel bus bianco là in fondo. Si metta a correre però, che parte tra poco..”. Il bus impiegherebbe 1 ora a raggiungere la stazione, che non avete idea di dove sia rispetto all’appuntamento che avreste di lì a poco, e siete assonnate, in astinenza da caffè e molto preoccupate non tanto perché arriverete molto in ritardo alla prima tappa del tour, ma perché se lo sciopero è nazionale come farete ad arrivare a casa una volta atterrate a Orio al Serio?!

Una volta giunte al punto di partenza del giro pugliese in programma per la giornata, dopo che il napoletano ha avuto pietà di voi e vi è venuto a prendere, vi trovante davanti a Checco Zalone nel film “Cado dalle nubi”: occhiale specchiato blu, zainetto e un’abbronzatura che voi forse alla fine di agosto, dopo 3 settimane di mare e tutti i week end di luglio passati a Sestri Levante. Il vostro Checco non perde tempo e vi dice subito “Vedi che non possiamo andare con una macchina sola, che è venuta a trovarmi un’amica russa che deve venire con me. Lei non viene con noi, la lascio in macchina. Per lei sarà una piccola vacanza”. Quindi siete una milanese, due pugliesi (di cui uno "Checco Zalone meno simpatico"), un napoletano e un’escort russa chiusa in macchina, che speriamo le lasci almeno aperto il finestrino visto che la temperatura massima prevista per la giornata è di 18 gradi.

La strada meno trafficata in direzione Taranto passa in mezzo a meravigliosi e sterminati campi di ulivi, con allegre signorine ai bordi della strada, vestite solo di biancheria intima e calze a rete a maglie larghe. “Avete visto gli autovelox pugliesi: se guardi queste care ragazze non vai di sicuro a più di 50 all’ora” è Checco che vi chiama per farvelo notare mentre percorrete la strada statale; e del resto per lui e la sua amica questa è una gita per i centri pugliesi, non un tour della morte durante il quale avrete a malapena tempo di pranzare. Infatti lui, dai terrazzi degli immobili, non fotograferà gli impianti e le centrali termiche, ma si affaccerà per immortalare la sua accompagnatrice che lo aspetta sul marciapiede sottostante, rivolgendosi a lei in un linguaggio talmente primordiale "Io adesso fare sopralluogo, tu aspettare me e poi andare a Lecce", che quasi quasi vorreste invitarla sulla vostra macchina.

Arrivate a Lecce dopo 230km e con 5 minuti di ritardo rispetto all’orario comunicato, entrate di corsa senza mettere il gratta-sosta e non solo venite presi a male parole dal direttore di filiale che deve chiudere (del resto sono già le 16.40), ma quando uscite dopo il sopralluogo, riuscite in extremis a dissuadere un vigile urbano che si stava apprestando a farvi la multa.

Vi fate accompagnare all’aeroporto di Brindisi per prendere il volo di ritorno, dove riuscite a bere il primo caffè della giornata, senza sapere quale sarà la vostra sorte una volta giunte a Orio al Serio.

L’aereo atterra con 10 minuti di anticipo e voi siete in prima fila: si apre il portellone e correte giù dalle scale. A passo svelto uscite dall’aeroporto e vi dirigete verso i taxi, dove c’è un capannello autisti che discutono animatamente. “Non ditemi che siete ancora in sciopero” “Si signorina, fino alle 22”. Identificate l’unico bergamasco sulla 70ina tra loro, e facendogli simpatia grazie alle vostre origini bresciane, lo convincete a portarvi a casa. Vi chiede però di sedersi di fianco a lui e di fingere di essere la nipote, nel caso ci fosse qualche ronda in giro, mentre - rigorosamente in dialetto - vi racconta la storia della sua famiglia e vi fa le stesse domande della zia il giorno di Natale.

Arrivate a casa a tarda sera distrutte: vi sembra di essere in giro da due mesi, e ricevete un messaggio dal vostro capo “Com’è andata?”. Vi verrebbe da rispondere con una citazione:

“Vieni a ballare in Puglia Puglia Puglia dove la notte è buia buia buia.
Tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più.
Vieni a ballare e grattati le palle pure tu.”

giovedì 6 aprile 2017

PRIVATE SALE: date alle donne occasioni adeguate, e saranno capaci di tutto!


Sono le 12.45 di lunedì e sfrecciate in Piazza Cavour in sella alla vostra bicicletta. Il giorno della settimana è quello più sbagliato di tutti per abbandonare l'ufficio e andare a una vendita privata di Ermanno Scervino: "ma torni? Sai dovremmo finire di..." Vi chiedono mentre vi infilate il cappotto. Certo: vado e torno!

Via Senato 35 e squilla il telefono "Tesoro mi hanno rimosso la macchina. Era sulle strisce gialle, o forse un pezzetto sul passo carraio..comunque ho preso un taxi. 2 minuti e sono lì." È l'amica che viene con voi, che vi richiamerà dopo 10 minuti "Abbiamo fatto una strada assurda. Sono bloccata nel traffico. Entra, ti raggiungo."

Si apre la porta e davanti a voi c'è una folla urlante di donne, mamme, adolescenti, nonne e zie con le mani, le braccia e anche i piedi in mezzo alle grucce per scrutare, analizzare, controllare scrupolosamente ogni centimetro di cucitura di un paio di jeans perlinati o le maniche di pizzo di una camicetta da sera. Ma è solo quando vi rendete conto che la fila per la cassa è almeno il doppio di quella al bagno delle donne durante l'intervallo di un concerto a San Siro, che vi inizia a invadere una crisi di panico. Iniziate a pensare che non uscirete mai da lì con uno straccio di vestito, ma che vista la situazione vi accontentereste di uscirne vive.

Non vi date per vinte e decidete comunque di fare un giro. Guarda quel trench "Scusa, lo sto provando io" una ragazza con un rossetto rosa glitterato vi sta fulminando. Vi allontanate e vedete un abito lungo, fatto a camicia: bello, cos'è lino?! Non fate in tempo a toccarlo "Fermati tuuu! È tra la mia roba: l'ho scelto io" una signora sui 50anni, con la pelle bruciata dal sole delle Maldive (o delle lampade) e un perizoma che neanche Victoria Secret avrebbe il coraggio di mettere in commercio, vi sta per mettere la mani al collo. Realizzate che non esistono camerini e soprattutto che le arpie più esperte hanno messo da parte quello che si vogliono provare e lo custodiscono come chiocce con le uova di pulcino. Sono mezze nude in ogni angolo dello showroom e senza guardarsi allo specchio, selezionano abiti e giacche come se non ne avessero mai visti prima in vita loro, cercano di entrare in una taglia da campionario quando forse solo a una vendita privata di Marina Rinaldi potrebbero trovare qualcosa per loro. È una guerra dura e solo per poche quella cui avete assistito. E ve ne rendete conto quando capite che alcune di loro fanno la posta a un abito o a una giacca che si sta provando un'altra. La guardando, la scrutano e fanno una macumba sperando che la lasci. E poi non resistono più e dopo minuti che sembrano ore, con impazienza chiedono "Scusa, lo prendi quello? Se non lo prendi lo posso provare? Me lo dici per favore? Guarda che sto qui, non mi muovo finché non hai deciso".

Siete abbastanza sconsolate: la vostra amica non è ancora arrivata, siete state insultate da una donna in perizoma e non avete trovato niente di....aspetta aspetta, guarda quella giacchina! Beh non è propriamente primaverile: ha un collo di castoro, ma supercarina! Vi avvicinate, la toccate: morbida. Cachemire. Nessuna l'vista? Come è possibile?! La state per togliere dalla gruccia per provarla e alle vostre spalle "Sarà meglio che riprenda la mia giacca, prima di non trovarla più.." una cliente come voi la prende e se la mette: è la sua, non in esposizione.

Ed è in quell'istante che avete la rivelazione: non siete fatte per la guerra all'ultimo tubino, non siete fatte per strizzarvi in una 38 se portate la 42, e soprattutto sperate a 50anni di non ritrovarvi a litigare in tanga con una 30enne in mezzo a uno showroom. E poi realizzate che avete 10 minuti per ingoiare una piadina come solo un pellicano sarebbe in grado di fare, e tornare in ufficio.

Ma dopo pochi minuti alla scrivania, chili carte da legge, infinite slides power point da modificare, diverse email ricevute e l'insistente squillo del telefono....cominciate a riconsiderare l'immagine di voi a 50anni, con la pelle bruciata dal sole, il culo flaccido ai quattro venti, lo sguardo che per l'occasione ricorda Crudelia Demon, che difendete con le unghie  e con i denti una camicia di pizzo.
Ci pensate bene e.....prendete l'iphone dalla borsa e scrivete alla vostra amica ancora bloccata nel traffico "Tesoro, vendite private per domani ne abbiamo?"

sabato 24 dicembre 2016

....e anche quest'anno: lo spirito del Natale!


Avete sperato in tutti i modi che il calendario da Sant'Ambrogio passasse direttamente all'Epifania, e invece no! 
Il 25 dicembre si avvicina inesorabile. 
Per il dodicesimo anno di fila la voce di Mariah Carey echeggia in tutti i negozi, il disco di Natale di Michael Bublè è stato sostituito dall'ultimo successo di Rovazzi e non ne potete più delle fotografie di cene aziendali su Instagram.
All'ora di pranzo della Vigilia avete sorpreso mamma che impacchettava i vostri regali, convinta che foste sotto la doccia.
Anche quest'anno c'avete provato - e vi siete impegnate sul serio, ma alla domanda da antipasto della zia "Allora, hai il fidanzatino?" Non riuscirete a rispondere "Si ce l'ho ce l'ho, quest'anno ce l'ho!!!"
Ma non temete: saranno tutti concentrati sulla cugina che è stata mollata dal più bravo, bello e simpatico ragazzo della provincia di Brescia.
Quanto meno non nevica (per ora) e se siete fortunate vostro padre ha trovato l'amaro al rabarbaro che tanto vi piace.
Aspettate con ansia il 2017: dopo tutto anche le carte di Rosi in una fredda sera in Brera vi hanno detto che sarà il vostro anno!
E allora buone feste a tutti, e che anche quest'anno passino in fretta...

giovedì 1 dicembre 2016

#mybestfriendisbetterthanyours: quando conoscere la sua migliore amica diventa una questione reputazionale


“Ho parlato di te alla mia migliore amica: dice che non vede l’ora di conoscerti” è fatta! Quando la persona che frequentate pronuncia questa frase, vuol dire che potete quasi permettervi di dire La Frase “questa volta è diverso”.
Si perché l’approvazione degli amici con cui fa il tavolo al Nepentha tutti i venerdì sera è fondamentale, ma sapete bene che la vera partita si gioca tra donne: tra tacco 12 e l’ultimo modello di Balenciaga, tra tonalità dei riflessi del vostro caschetto e del suo rossetto rosso.
Insomma: per niente sotto pressione.

Andate in ufficio la mattina dopo, quasi volando tanto siete contente che lui vi stia considerando degne di incontrare Lei (non illudetevi troppo: siete comunque sempre seconde alla lezione con personal trainer del lunedì sera), e raccontate tutto alle due persone che non solo hanno pazientemente assistito nelle settimane precedenti alle vostre paranoie del tutto incondizionate, ma che conoscono personalmente il malcapitato da più tempo di voi.
“Ma Tizi cara, tu sai chi è Lei? Ora ti spiego: hai presente quella ragazza che…..” non ricordate subito, ma appena riuscite a focalizzare la situazione iniziate a sudare freddo e vi tremano le gambe: il caldo-freddo che pervade il vostro corpo è la consapevolezza di non ricevere mai il consenso della sua migliore amica (e di conseguenza il suo)…

È stato un paio d’anni prima quando il vostro ex-capo vi dice: “Tizi, c’è una candidata in sala riunioni: puoi farle qualche domanda anche tu per favore? Se vuoi portarti un ragazzo…..ti ringrazierà”. Andate con il ragazzo che lavora con voi e quando entrate vi trovate davanti alla copertina di Vanity Fair del mese di giugno: bionda, fisico scolpito, abbronzata da week end a Forte dei Marmi, sorriso abbagliante, trucco sobrio e fresco.
Mantenete per tutto il colloquio un tono (forse troppo) serio e deciso, non perché siete “stronze senza senso”, ma per non lasciare che la situazione precipiti in mano al vostro collega che, avendola salutata alle 19.30 con un sonoro “Buongiorno Dottoressa!”, sarebbe disposto a offrirle la dirigenza dopo soli 10 minuti di colloquio pur di averla come vicina di banco al posto vostro.
Il colloquio si conclude positivamente, tanto che darete un feedback positivo al vostro capo (ndr: cambierete lavoro prima di sapere se lei andrà avanti con gli altri colloqui), mentre il vostro collega stampa la foto della candidata in formato A3 e se la appende dietro alla scrivania, sperando prima o poi di entrare in ufficio e scoprire che questa gnocca fotonica ha preso il vostro posto come sua vicina di banco.

“No, non dirmi che negli oltre 3milioni di abitanti di Milano e provincia la sua migliore amica, quella che dovrebbe essere dalla mia parte – almeno per solidarietà femminile – ha fatto un colloquio con me due anni prima?!”.
Non può riconoscervi: siete cambiate. Avete un taglio di capelli….no, quello è sempre uguale…forse siete un po’ dimagrite (tipo da 57 a 55,5 chili). Beh, senza dubbio siete…siete….diventate più simpatiche! Ecco si, puntate tutto sulla simpatia…oppure semplicemente potete sperare di non incontrarla.

Entrate in contatto indirettamente con lei tramite la vostra collega, che le ha mostrato solo le foto di Instagram in cui, se vi guardano da lontano con un occhio chiuso, assomigliate alla sorella di quella sulla copertina di Vanity Fair del mese di giugno, in modo che lei possa dire un onesto “Beh, dai…carina”, o per strapparle una cosa simile a un “Potrebbe piacermi”. E intanto voi potete serenamente continuare a sperare di non incontrarla…si sa: la speranza è l'ultima a morire.

Ma quel momento arriverà, eccome se arriverà…dopo settimane che non vedete più neanche Lui, quel sabato sera che non volevate uscire. La vostra collega che tanto vi aveva sostenuto non ci sarà.
Sarete sole, con un paio di Stan Smith ai piedi e i capelli crespi per l’umidità della pioggia di novembre a Milano; Lei invece avrà il suo trucco fresco e perfetto, e lo stacco di coscia di Belen durante la settimana della moda.
State entrambe chiacchierando con amici comuni fuori dal bagno del solito locale in Brera e incrociate gli sguardi. È quasi naturale salutarsi “Finalmente ci conosciamo!”.
E mentre pensate “Beh ormai non ho niente da perdere! Anzi, stasera per forza punto tutto sulla simpatia: imbarazzante sarebbe se adesso, così combinata e mentre chiacchiero con la sua migliore amica, arrivasse proprio…”
“Ah guarda, è arrivato anche Lui: vieni a salutarlo?!”.

Ecco, è proprio quando vi distraete un attimo e abbassate la guardia che la partita inaspettatamente si riapre…eccome!