lunedì 17 novembre 2014

Il ristorante lo scelgo io!

Ci siamo ragazzi! Dopo 5 anni di corsi, esami e lavori di gruppo; 7 mesi all’estero per preparare la tesi, nottate passate su modelli a elementi finiti per simulazioni a tre cifre decimali, pomeriggi interi per scegliere il vestito giusto (non parliamo delle scarpe): il gran giorno è arrivato! Vi state laureando!
Non avete mai dormito la sera prima, adrenalina a mille! Non solo perché sapete che (ovviamente) il Preside di facoltà burbero e pignolo è nella vostra commissione, ma anche perché vi rendete conto che è tutto finito: usciti da quell’aula vi si apre una nuova vita, il mondo del lavoro, niente sarà più come prima. Quindi in realtà è un misto di eccitazione e paura folle dell’ignoto.
In ogni caso…oggi si laureano tutti, ma proprio tutti, quelli che hanno iniziato con voi 5 anni fa! Quelli con cui avete condiviso le nottate sui progetti e i pomeriggi di studio, le serate fuori e le vacanze; che siete andati a trovare in Erasmus e che sono partiti con voi per paesi lontani. Siete tutti lì! E non vi volete perdere neanche una delle loro discussioni.

Siete tra i primi (l’ordine alfabetico vi ha sempre salvato) e ora che avete finito…vi godete il momento degli altri!
“Cara, è quasi ora di pranzo. Papà ha prenotato in quel ristorante di pesce vicino a casa, quello in cui hai insistito tanto per andare. Tra poco ci incamminiamo, raggiungici pure con calma, quando vuoi. Tanto sai dov’è, vero?” Vostra madre vi si avvicina con discrezione mentre il relatore introduce uno degli studenti. “Certo che so dov’è! Lì sulla sinistra.” “….vuoi che ti aspettiamo?” “Mamma, andate pure. Vi raggiungo appena hanno finito tutti, sarà tra un’oretta”

Sono ormai passate quasi due ore da quando avete detto a vostra madre di andare: salutate, vi complimentate e correte verso la fermata del tram. Non correte troppo velocemente per non rovinare la piega perfetta che siete riuscite a fare la mattina, e per evitare di arrivare completamente sudate a pranzo, e alla successiva proclamazione delle 4 di pomeriggio.
10 minuti di attesa per il vostro tram, ovviamente ne passano tre dell’altra linea prima che arrivi il vostro. Utilizzate il tempo del viaggio per rispondere a messaggi e per organizzare la serata di festeggiamenti.

Scendete e mentre state ancora scrivendo, telefonando, e cercando di rimanere in piedi con anche la borsa pesantissima appesa al braccio, entrate nel ristorante “Buongiorno, la mia famiglia è già qui per il pranzo di laurea” “Prego signorina, congratulazioni e si accomodi” entrate nella sala principale: soffitti a volta in mattoni rossi e profumo di carne alla brace appena cotta. Mamma aveva detto ristorante di pesce…forse…va beh, avevo altre cose per la testa stamattina: avrò sicuramente capito male.
Vi guardate in giro: nella sala principale non ci sono…ma certo: ci hanno messo nella saletta separata, per stare più tranquilli! Non ci sono neanche lì…
Vi girate deluse verso il cameriere che vi ha fatto strada: “Ma si sono nascosti? Non mi hanno aspettato?”
“Signorina, è sicura di essere nel posto giusto?” “Certo che si” “No perché qui, poco più avanti, c’è un altro ristorante, dove si mangia pesce…qui è solo carne”
Solo adesso realizzate: quando mamma vi ha chiesto se fosse stato il caso di aspettarvi, aveva già intuito cosa sarebbe potuto accadere…dopo tutto, due ristoranti uno di fianco all’altro: neanche l’avessero fatto apposta…!
Il cameriere vi sta ancora guardando: “…a questo punto sono confusa…lei potrebbe avere ragione, sa?! Facciamo così: mi riservo di andare a controllare anche nel posto che dice lei…nel caso, torno indietro” questo è quello che riuscite a dire, prima di uscire pensando che, finché la gestione del locale non cambia, non andrete mai più a cena lì.

Percorrete poco meno di 100 metri, entrate nel posto che dovrebbe essere quello giusto: “Buongiorno, la mia famiglia dovrebbe…” “Dottoressa, congratulazioni! Cominciamo con una frittura leggera anche per lei e un bicchiere di bollicine per un brindisi iniziale?!”
Raggiungete la vostra famiglia e prendete posto a tavola con un sorriso smagliante, di fronte a voi vostra madre. “Ti stavamo aspettando…..hai sbagliato posto prima di arrivare qui, vero?!”


Non potete darle questa soddisfazione: “Che assurdità! Il ristorante l’ho scelto io…!”

lunedì 27 ottobre 2014

Forrest Gump - il remake: la passione (breve) per il ping-pong


 
"Torneo del campus - scegliete lo sport che più vi appassiona!
iscrizioni aperte per le prossime due settimane"

Ci sono cartelli ovunque: all'università, all'ingresso delle residenze, sulla porta del bar del campus, fuori dall'aula magna. E dopo tutto gli studenti non fanno altro che parlarne. Non mi avranno mai! Pensate voi.

"Football, volleyball, golf, rugby, salto in alto, lancio del peso, mezza maratona, basket, pallanuoto - ma neanche se mi pagassero - tennis da tavolo" che sarebbe poi ping-pong......e tutto a un tratto un brivido vi percorre la schiena, mentre i vostri amici (che vi conoscono meglio di chiunque altro) vi additano ridendo. Si perché voi, avete scritto nero su bianco di essere CAPACI di giocare a ping-pong.

Facciamo un passo indietro, torniamo a 6 mesi prima...

State organizzando il vostro trasferimento all'estero: 7 mesi dall'altra parte del mondo, per preparare la tesi di laurea su un progetto eccezionale! Dopo aver valutato tutte le accomodation possibili, decidete di optare per il campus universitario: divertimento assicurato, comodo per gli spostamenti e vi fanno le pulizie una volta a settimana! Voi e gli altri tre che partono con voi decidete di comune accordo di scegliere appartamenti diversi, per ampliare le conoscenze e migliorare la lingua. Dopo innumerevoli scambi di email con la responsabile dei nuovi arrivi nel campus, vi ritrovate a compilare un questionario che - dicono - dovrebbe servire a individuare un gruppo di coinquilini simili a voi.

Le domande a cui dovete rispondere sono di qualsiasi tipo: da intolleranze alimentari a propensioni politiche, da orientamento religioso ad abitudini igieniche. Non sto andando alla NASA, potrò lavarmi quante volte voglio senza doverlo scrivere nel questionario?! Abitudini culinarie e propensione all'organizzazione di feste, fino alla più temuta - da voi - delle sezioni: "quali sport pratichi?"

Chiariamo subito una cosa: non è che non ci avete provato, ma siete arrivate alla conclusione che il cromosoma dell'attitudine allo sport il giorno del vostro concepimento stava facendo la maratona di New York e non ha potuto presenziare. Vostro padre quando eravate piccole vi ha trascinato per anni a fare la settimana bianca: una tortura! Fon quando non avete preso coraggio e gli avete manifestato tutto il vostro odio per la montagna. Inizia a riprendersi adesso, dopo 20 anni. Avete provato ginnastica artistica e danza, come tutte le bambine di 6 anni: durante il saggio di fine corso eravate sempre in terza fila, nonostante foste più basse piccole delle altre. Durante la lezione di educazione fisica in seconda liceo la professoressa prepara un percorso a ostacoli da fare con la palla da basket. “Dovete fare canestro alla fine: finché non avete fatto canestro, state lì" dopo 25 minuti di tentativi e zero canestri la professoressa ha pietà di voi e vi concede di andare a cambiarvi: epic fail. Insomma solo il nuoto vi può salvare! Quello lo praticate con successo dall'età di 3 anni! E quindi vi accingete orgogliose a scriverlo sulla prima riga del vostro modulo.

Passate alla domanda successiva....quando vi rendete conto che di fianco a voi, gli altri tre, hanno diviso il foglio in due colonne per elencare tutti gli sport che fanno: le righe non erano sufficienti. Vi sentite piccole e sfigate...dai dai, fatti venire in mente qualcosa...e scrivete: surf! Qui lo fanno tutti e alla fine c'è acqua anche lì..come in piscina. E poi di getto, senza pensarci, vi ritrovate a scrivere: tennis da tavolo. Ping-pong. Ma perché?! Come vi è venuto?! Riflettete: potrebbe essere tutto sommato il più semplice da imparare, ricordate Forrest Gump?! Cioè di sciare non se ne parla, il calcio è bello da vedere, lancio del giavellotto...no dai, non vi ci vedete proprio! E quindi si, siete convinte: il ping-pong è quello che fa per voi! Chi vuoi che ci sia lì, in quel posto sperduto, che ha voglia di giocare a tennis da tavolo. Questo l’avete pensato senza però considerare che i cinesi, si sa, sono i migliori giocatori di ping-pong, e che la Nuova Zelanda (dove voi vi trovate a studiare ora) è molto più vicina all'Asia piuttosto che all'Europa.

Vivrete nel terrore nei giorni a seguire: l'incubo del torneo del campus contro il campione del mondo di tennis da tavolo è il vostro unico pensiero. Il vostro tormento. Quando sentite parlare del torneo, fingete una scusa per chiudervi in bagno....ma niente avversari cinesi all'orizzonte! Neanche l'ombra! Questo vi rincuora, vi tranquillizza! Ho scampato il torneooo!!!

Fino a quando state seguendo una lezione del master e un allievo entra in ritardo. Unico posto vuoto di fianco a voi: "Ciao, scusa a che punto siete? Non è suonata la sveglia! Ah comunque, sono Chan. Nice to meet you" vi girate e un ragazzo cinese vi sorride e vi tende la mano. L'incubo si è ripresentato, e ha deciso di sedersi di fianco voi. Sorridete, vi presentate a vostra volta e passerete tutto il resto della lezione ad immaginate Chan e la sua schiacciata sotto rete durate la prima (e ultima per voi) partita di ping-pong del torneo.

Si unisce a voi per pranzo e non appena uno degli altri ragazzi introduce l'argomento catalizzatore di tutto il campus, vi irrigidite e aspettate con trepidazione la risposta di Chan. "A che categoria del torneo ti sei iscritto Chan? Non siete forti nel tennis da tavolo voi?" Dritto al punto. Vi chiederà di allenarsi con voi appena vi scopre presunte appassionate di ping-pong e vi ritroverete a dover fare come in quel torneo di beach volley estivo in cui vi hanno coinvolto all'età di 12 anni, durante il quale avete coniato un nuovo approccio allo sport: cercare di schivare la palla piuttosto che provare a colpirla. Vi ritroverete a giocare contro il muro tutta la notte come Forrest Gump, e verrete comunque umiliate da Chan.

"Io torneo di tennis da tavolo?! Per carità, mai giocato e mai ci vorrò provare. Sport da Nerd. Non si capisce neanche come abbiano finito per inserirlo tra le specialità del torneo: sembra che non nessuno si sia iscritto..."

Mentre state saltando, ballando ed esultando dentro dalla gioia, sotto gli occhi degli altri tre vostri amici (più increduli di voi per la botta di fortuna che avete avuto), riuscite a replicare "Me lo stavo giusto chiedendo anch'io..."

martedì 7 ottobre 2014

Last night a dj saved my life



È la settimana del fuori salone e gente di ogni genere e tipo si riversa a qualsiasi ora tra le strade di Milano. Fulcro della kermesse: Via Tortona. Potete mancare voi e la vostra inseparabile compagna di serate?! Ovvio che no!

Sapete che lo show room di un certo artista di arte contemporanea che fa sculture con i bulloni, ospita la serata più attesa del fine settimana, che per l’occasione si è spostata dai Magazzini Generali: musica anni ’80 come se non ci fosse un domani! 

Vi mettete in coda sul ponte che collega Porta Genova con Via Tortona: voi e altre 200 persone, e dopo due ore di attesa: “giriamo a destra qui, no guarda che è la prossima” da lontano sentite la tastiera dei Depeche Mode che intona “I just can’t get enough”. Dopo 5 minuti state già ballando come matte! 

Alla consolle un ragazzo che, siete certe, veniva al liceo con voi: prendevate il tram 27 per tornare a casa assieme, che non solo non vi riconosce (siete cambiate dal liceo: avevate i capelli più lunghi e non eravate vestite come Madonna nel video di Lucky Star), ma non vi considera neanche, nonostante stiate ballando davanti al dj set da un'ora.

Fate anche voi la foto di rito sotto al cartello “Limonare” e…“Amica, hanno tutti spillette fluo…e noi due?! Voglio quella giallaaaa!” Le distribuisce Lui: ha una maglietta dei Guns n Roses, occhiali vintage e sta cantando a squarciagola Splendido Splendente. 

Folgorate potrebbe essere il termine che più si avvicina alla realtà. Come se tutte le altre persone che vi stanno spintonando e rovesciando il drink sui piedi non esistessero. Nelle vostre orecchie Donatella Rettore è stata sostituita da Reality del Tempo delle Mele. E dopo tutto ne siete certe: anche Lui vi ha guardato! Anche Lui ora sente il Tempo delle Mele nelle orecchie.

Il secchio di spilline che tiene in mano colpisce la vostra attenzione. Aspettate il momento giusto, valutate l’assetto del dj set, prendete le misure, vi girate “Amica io vado” e senza che lei possa dire altro, scavalcate il tavolo. Non sono mai stata tanto atletica, pensate, mentre inciampate in un qualche cavo elettrico e ruzzolate per terra: dall’altra parte della consolle…ma rovinosamente a terra, ai suoi piedi. “Ma dove volevi andare?” Vi sentite dire dall’alto, mentre vi rialzate indenni, come se niente fosse successo. “Io non ho nessuna spilletta” Ve ne da almeno 5 o 6: gli avete fatto ovviamente pena…

Dai, dì qualcosa di intelligente. Pensa che sei una stalker di dj, imbranata: cerca di riscattarti! “Scusa ma tu suoni ai Magazzini venerdì prossimo?!” Brava, complimenti: lo sa mezzo mondo che questi qui sono quelli che suonano TUTTI i venerdì ai Magazzini, e dopo tutto anche tu sei andata lì apposta, no?!

“Hai l’iphone? C’è la app per l’iphone!” Doppiamente sfigata: tu hai solo un black berry. Ti allunga il suo iphone sulla sua pagina di facebook: “Scrivi il tuo nome: se accetti la mia amicizia puoi vedere gli eventi direttamente sulla mia pagina”

Wwwooowwwooowwwo!!! Visto?! Avevo ragione io!!! FOL-GO-RA-TO!!!

Vi svegliate la mattina dopo con un gran mal di testa e due lividi sulla gamba destra, risultato del tentivo di arrampicata. Ma con 3 spilline fluo appoggiate sulla scrivania (le altre due le avete generosamente cedute all’Amica).

Prima ancora di bere il caffè, di fare pipì, accendete il computer e aprite la pagina di facebook: una richiesta di amicizia in sospeso! ACCETTA!!! Andate subitissimo sulla Sua pagina: per vedere gli eventi della prossima settimana e per ceravre le foto della sera precedente (sperando che non vi abbiano immortalato nel momento della caduta).

Quello che compare come immagine di copertina vi lascia senza parole, incredule…Lui, un pincher dal musetto simpatico e.... Lei: bionda, occhi azzurri. Modella di una marca di intimo, che ammicca su tutti i tram di Milano. Le sue gambe vi arrivano al mento. La disascalia recita "Family portrait".

Deluse, amareggiate, disilluse: andate a fare pipì e a bere il caffè. Nelle vostre orecchie echeggiano, in lontananza i Culture Club ”Do you really want to hurt me/Do you really want to make me cry”...

#clubhaus80s

 

lunedì 29 settembre 2014

Tutto vale in guerra e in (presunto) amore!


Posate d'argento, bicchieri di cristallo, tovaglioli di lino e un blu intenso del cielo. Una leggera brezza vi accarezza i capelli. C'è il sole e siete a pranzo in un posto meraviglioso: terrazza sul lago e vino di Franciacorta.
Risotto con coregone e agrumi, e filetto di salmerino: delicato e gustoso.
"Scusi, la toilette?" "Dentro: sulla destra, seconda porta a sinistra"
È un vecchio castello completamente ristrutturato, e non appena entrate rimanete incantate dagli affreschi sul soffitto, candelabri d'argento, ribalte in legno dell'800.
"Scusi signorina, si è persa? La posso accompagnare dalla sua famiglia?” "Stavo solo curiosando" 
“Questa sala è allestita per una cerimonia nuziale, non può rimanere qui: è assolutamente vietato, riservato, non consentito" 
Il tono con cui il maitre si sta rivolgendo a voi è quasi accusatorio. Ah si?! Adesso ti sistemo! E senza neanche rendervene conto, con estrema naturalezza, vi trovate a dirgli: “Mi sposo tra poco: stavo solo dando un’occhiata” 
"Oh congratulazioni! In questo caso, chiedo scusa… Alla fine del pranzo le mando la direttrice della tenuta, per informazioni e richieste" "Sarebbe molto gentile da parte sua, grazie!" 
Tornate a posto fiere per essere uscite a testa alta dall’incidente di poco fa! 
Vi dimenticate per il resto del pranzo dell'appuntamento che vi ha promesso il cameriere, quando il caffè vi viene servito da una donna bionda sui 35 anni, alta, magra, capelli raccolti in uno chignon morbido, gonna pantalone in seta verde oliva e ballerine di Louis Vuitton. "Scusate, posso disturbarvi per una chiacchierata con la futura sposa?" 
La vostra famiglia vi guarda stupefatta, mentre voi, con le guance di un rosso vermiglio acceso, la invitate a sedersi vicino a voi.
Si congratula con voi per la bella notizia e vi spiega tutto sulla tenuta: il castello Oldofredi è rinomato nella zona, ben tenuto, ha all’interno della tenuta una chiesetta del ‘400, un uliveto sul retro e locali ristrutturati in stile, che ospitano stanze e appartamenti di lusso per 75 posti letto.
"Quand'è la cerimonia?" Ed ecco che parte il planning! Oddio, che faccio?! Ma quando mi è venuto in mente di tirare fuori questa storia del matrimonio? Non avrei potuto semplicemente fare la figura della curiosa e basta?! Va beh, già che ci siamo…
“Fine maggio/inizio giugno: la data è in fase di definizione. In base alla disponibilità del ristorante" Vi ritrovate a raccontare una storia di organizzazione di una matrimonio imminente, che però non è la vostra: "La cerimonia in chiesa. Avendo tutti e due base a Milano, probabilmente la cerimonia si terrà là – cercate di dissuaderla dall’idea di volere a tutti i costi organizzare un matrimonio che non esiste – quindi ci sarebbero diverse problematiche di tipo logistico da risolvere" 
"Per questo non c'è problema: possiamo pensarci noi! Tenga presente che abbiamo anche un servizio di barcaioli a vostra disposizione per portarvi sull'isola e farvi fare il eventualmente il giro del lago, se può interessarvi" Ecco, con la storia dei barcaioli vi ha quasi conquistato: pensate subito a voi e alle vostre amiche elegantissime, mentre tutte assieme sorseggiate un fresco aperitivo sul lago! 
"Di quanti invitati stiamo parlando?" "Tra 60 e 80, non di più" non vi sono mai piaciute le cerimonie troppo numerose. Vostra madre, di cui fino a quel momento vi siete sentite lo sguardo contrariato addosso per il teatrino che state portando avanti, interviene dicendo: "No tesoro, più di 80 no!" 
"85 è la massima capienza della nostra tenuta, quindi direi che con i vostri numeri siamo assolutamente entro le nostre potenzialità! Vogliamo fare un giro degli ambienti?"
Dopo aver visto (in quest’ordine) la stanza del ‘500 con camino in pietra; la sala principale da cui sembra, in qualsiasi punto, di tuffarsi nel lago; la stanza del caffè; gli appartamenti per i vostri invitati; l’uliveto con piante secolari sul retro e la piscina “a sfioro”…è ufficiale: avete INESORABILMENTE iniziato a crederci! Tutto quello che avete visto vi ha lasciato a bocca aperta! No, non farti trasportare dal momento: è del tutto insensato: dì qualcosa per toglierti da questa situazione imbarazzante… “Tutto molto bello, dovrò però parlarne con……con…Edoardo (il nome del vostro primo fidanzatino dell’asilo), non appena tornerò a Milano!” E Edoardo come vi è uscito?! A proposito…chissà che fine ha fatto! 
Tornate al vostro tavolo e la direttrice, che adesso ha in mano un taccuino, sta prendendo appunti: “Dunque vi veniamo a prendere sulla terra ferma, facciamo un giro del lago con barche in legno. Poi Aperitivo in terrazza con vista e musica di sottofondo, nell’attesa dell’arrivo degli sposi: immaginatevi la luce del tramonto. Cena nella sala principale e taglio della torta nella stanza del ‘500. Festa con danze, balli e open bar (condizione necessaria e sufficiente per la buona riuscita del ricevimento) a bordo piscina, nell’uliveto. Direi che siamo a posto, no?! Abbiamo tralasciato qualcosa? Cosa manca?” 
Una cosa forse si, ma non sarà di certo fondamentale il fatto che non abbiate in programma nessun matrimonio?! Non avete mentito…solo creato una realtà alternativa!

martedì 16 settembre 2014

"Tutti i grandi sono stati bambini una volta"



L'ultimo giorno di vacanza non è la fine dell'estate, ma semplicemente il punto d'arrivo dei giorni lontano dal lavoro in cui avete perso la cognizione spazio-temporale e avete passato gran parte del vostro tempo con in mano un mojito.
La fine dell'estate è una cosa diversa: è l'ultimo bagno al mare, l'ultimo aperitivo sulla spiaggia; è il momento in cui vi rendete conto che il sole tramonta prima delle 8 di sera. La fine dell'estate per voi è sancita dal week end che ogni anno organizzate con l'amica che avete incontrato 15 anni fa a un corso di nuoto. Quella con cui, in meno di una settimana di vacanza, avete speso tutti i risparmi di sei mesi. È quella che nel pieno della notte, vi confessa di voler fare medicina per scoprire cose incredibili che il nostro corpo può fare, osservando con meraviglia che "le vesciche sono l'airbag dei piedi". Quella che sa cose di voi che non avete mai confessato a nessuno; quella con cui avete talmente confidenza da andare in bagno con la porta aperta.

Venerdì sera partenza per Santa Margherita e il giorno dopo al mare a Paraggi! Quindi 
sabato mattina vi alzate presto, puntate la sveglia e alle 10.16siete sull'autobus: voi due......e tutti i pazzi del paese: uno urla un nome incomprensibile, due signori stranieri litigano tra di loro e la signora di fianco a voi, che inizialmente vi era sembrata normale, inizia a cantare. Inizia ovviamente a raccontarvi la storia della sua vita, mentre guardate speranzosa la vostra amica, che ovviamente vi capisce al volo e, con tono ironico, vi dice: "no, non è la prossima fermata".
"Care ma siete sorelle?" Ecco, questo ve lo chiedono tutti, sempre! "No signora, siamo amiche" "Ma dai, siete sicure?!" Diciamo che ormai ce l'hanno detto talmente tante volte che il dubbio ci è venuto!

Arrivate in spiaggia: vi danno il telo da mare e vi assegnano il lettino. Dimenticatevi all'istante quanto avete speso per quel lettino, e godetevi la giornata di mare. Acqua cristallina, brezza leggera: che meraviglia!
Dopo meno di 10 minuti vi rendete conto di essere nella succursale di Piazza San Babila. "Ma sei di Milano? Ma Milano Milano?" Ascoltate per almeno 4 volte il racconto del figlio 17enne dei vicini di ombrellone, che è partito la settimana prima per fare il quarto anno di liceo nel Connecticut, e che dopo un inizio difficile, si è già ambientato: è iscritto nella squadra di football americano del college e in quella di basket, probabilmente in meno di 6 mesi pubblicherà il primo articolo su una rivista scientifica e sposerà una ragazza americana bionda.
Quando attaccano con la quinta replica del racconto....eh no, non ce la potete fare: è ora di fare un bagno!

L'acqua è una piscina: bisogna ammetterlo! I pesci arrivano addirittura a riva...anche se non supererà i 22gradi. Vi serve un attimo per ambientarvi (vi scappa anche la pipì nel frattempo). E mentre state temporeggiando con l'acqua quasi all'ombelico, un simpaticissimo gruppo di tre bambini con un canotto inizia a giocare davanti a voi. Due di loro salgono sul canotto da cui iniziano a lanciare palloncini d'acqua al terzo, il più piccolo, che colpito e quasi affondato, raccoglie le munizioni e inizia dimenarsi per portarsi verso riva. Sta facendo movimenti rapidi (tipo colibrì) e scoordinati (tipo voi la 
domenica mattinadopo un sabato sera impegnativo) da almeno 30 secondi, e non è avanzato neanche di 5centimetri: "Però - osservate voi due dall'alto dei vostri 15 anni di frequentazione in piscina - che determinazione! Non si arrende e poi, guardalo, è evidente che nonostante abbia appena imparato a nuotare, voglia arrivare a riva da solo".
"Signore mi aiutate..non tocco" vedendo che ha ormai l'acqua al mento, vi rendete immediatamente conto di quello che stava per accadere: l'impavido Ian Thorpe junior stava affogando.
Lo prendete immediatamente sotto le braccia e lo traghettate verso riva, mentre lui cerca comunque di compiere la sua missione: non mollare per nessun motivo i palloncini pieni d'acqua.
Quando ormai poteva essere troppo tardi, arriva la mamma: "Francesco, quante volte ti ho detto che Marco non sa nuotare. Se tu gli rubi il canotto quando è dove non tocca, non riesce più a tornare a riva" e potrebbe annegare, vi verrebbe voglia di aggiungere. Avete appena salvato la vita di Marco!
Passerete tutto il pomeriggio a chiedervi se anche voi, da bambine, eravate tanto stronze!

Nonostante la giornata tra le mamme del San Carlo, i nuovi nati della Mangiagalli e la tragedia scampata, siete state benissimo! Complici il sole, il mare ma soprattutto la compagnia e le risate tra amiche. Andate a cena: solito ristorante sul mare da anni! Solita insalata catalana di gamberi e solito cameriere (inizialmente un po' scontroso), che riesce a convincervi con la ricetta del pescato del giorno.
State chiacchierando e vi state godendo la serata, ridendo ancora per gli eventi del pomeriggio, mentre nel tavolo di fianco a voi, un gruppo di bambini gioca agli indovinelli.
"Chi la fa, la vende.
Chi la compra, non la usa.
Chi la usa, non la vede. Cos'è?"
Dall'altra parte della terrazza il cameriere scorbutico, con un tono di voce da fare concorrenza alle casse del Pacha di Ibizia: "la cassa da morto".
Passano 10 secondi di silenzio imbarazzato tra tutti i commensali: un indovinello uscito dalla voce bianca di una bambina non puó essere tanto macabro......ironica conclusione di una giornata meravigliosa!
Sorridendo brindate con un bicchiere di Pigato fresco: "ti voglio bene, Amica"

#friendshipneverends

 

lunedì 8 settembre 2014

L'ultimo giorno di vacanza!


Il ritorno dalle vacanze è sempre traumatico, tanto più quando il tuo capo incredibilmente antipatico non ha fatto altro che telefonarti per tutti i "sufficienti" (a suo dire) 10 giorni di vacanza che ti ha concesso. Capisci i reduci da una settimana da sogno che piangono in un famoso spot pubblicitario di crociere: sei triste, depressa, sconsolata a tal punto da non sembrare neanche abbronzata.
C'è solo una cosa che può alleviare il tuo stato depressivo ed evitare il pianto disperato che vorresti liberare mentre prepari la valigia: la cena che il ragazzo con cui esci ti sta preparando a casa sua, mansarda con vista Madonnina. Va beh insomma, poteva andare peggio: poteva essere un appartamento al piano rialzato a Lorenteggio.
È il 26 agosto: carichi la macchina, accendi la radio e ti metti in viaggio. Fai zapping isterico tra le stazioni memorizzate fino a trovare quella canzone che ha fatto ballare per tutte le sere d'estate te e la tua migliore amica. Alzi il volume e senza sapere le parole inizi a cantarla come se fossi su quella spiaggia lontana.

"Toc-tac" cos’è, è il ritmo della canzone? Effetto sonoro del mixer?
Ti scappa l'occhio nello specchietto retrovisore: fumo bianco...proveniente dalla tua macchina.
Hai l'acceleratore a tavoletta e la macchina, tutto a un tratto, decelera fino a non superare i 40km/h senza avere intenzione di aumentare la velocità.
Metti la freccia a destra sperando che gli altri automobilisti, intuendo il tuo dramma, ti consentano di raggiungere la piazzola di emergenza: tu non vedi nulla dietro di te.
Nel panico riesci comunque a mantenere qualche minuto di lucidità: speri che il motore resista per fermarti all’ombra, sotto un cavalcavia, considerando che ora dovrai spegnere la macchina ed aspettare l'arrivo del carroattrezzi per interminabili minuti senza aria condizionata.

Mentre cerchi il numero del pronto intervento le parole di tuo padre ti rimbalzano in mente: "Se ti succede qualcosa in autostrada e devi scendere dalla macchina, devi mettere il giubbottino arancione" Non immaginavi che la tua macchina potesse avere tanti cassetti nascosti, ma alla fine lo trovi e ovviamente lo metti.

L'attesa del carroattrezzi, lo spavento, il fatto di essere sul ciglio dell'autostrada da sola, le macchine che ti sfrecciano accanto facendoti sobbalzare, il ritorno in ufficio...il tutto provoca in te uno stato emotivo ed emozionale simile a quello di un cucciolo di Labrador appena portato a casa dall’allevamento: ti scappa la pipì. Proprio adesso?! Eh si, cara: proprio adesso. Provi a trattenerti, canticchi, cerchi di avere pensieri positivi ma...tutto inutile.
Così decidi di fare come tua madre faceva quando eri bambina: apri le portiere e abbassati, non ti vedrà nessuno.
Quindi sei lì, accucciata in pantaloncini corti e con il giubbottino arancione. Per fortuna non ti vede nessuno: hai aperto le portiere..."beeeeb-beeeeb" un camionista ha suonato il clacson: ecco che scopri che il trucco delle portiere era solo la favola che ti raccontava tua madre per convincerti a farla in autostrada, senza dover attraversare un intero autogrill per farti fare pipì.

In quel momento vedi avvicinarsi una gazzella della polizia che accosta e si ferma vicino a te. Ti rimprovera per non esserti fermata in una piazzola di servizio (non confessi di esserti fermata sotto il cavalcavia per evitare di stare al sole) e tu contenta di avere compagnia chiedi: "Passavate per caso o sapevate che ero qui?" Ti guardano come se fossi un alieno e ti spiegano che la ronda sull'autostrada è il loro lavoro. Quindi non soltanto con molta probabilità ti hanno visto fare pipì tra le portiere, ma ora ti considerano anche una stupida, e staranno pensando come hai fatto a prendere la patente.

Arriva il carroattrezzi e tu devi scaricare tutta la macchina: ricordati anche la tartaruga che hai sul cruscotto e il cd della vacanza che hai nello stereo!
E mentre sei in direzione Milano, chiami quel “poveretto” che ti sta aspettando con la cena pronta: "Ciao, sapessi cosa mi è successo..di tutte! La macchina è defunta e sto tornando con quelli del pronto intervento. Faccio un po' tardi ma tu mangia se vuoi: non vedo l’ora di vederti!" "Ho riflettuto nelle ultime due settimane in cui non ci siamo visti: quando arrivi dobbiamo parlare"


Un altro abbandono, dopo quello della amata autovettura, non potresti sopportarlo. Tanto meno dopo aver passato l'ultimo giorno di vacanza tra l'ombra del cavalcavia e il sedile del carroattrezzi. Non puoi evitare l'incontro: vi vedere e lo affronti. 
Sei talmente sconvolta per la macchina, il caldo, la fine delle vacanze, che dopo un po' non riesci più quasi a seguire il filo del discorso: semplicemente è finita...
Stanca, affranta e quasi incredula, tutto quello che sei in grado di fare dopo averlo salutato è chiamare l'Amica di sempre: riesce a farti tornare in sorriso e a trascinarti da Marc Jacobs a fare l'ultimo aperitivo prima della vera fine d'estate.

martedì 2 settembre 2014

"Se lo fai ancora andiamo a casa"


"Davide, se lo fai ancora andiamo a casa"

 

Vi eravate appena assopite in spiaggia, sotto il sole delle 10.30 del mattino, caldo ma non troppo. Vi sveglia il papà di Davide, che - povero bambino - vuole solo giocare con la sabbia. La spiaggia si è riempita in meno di un'ora, vi guardate attorno divertite, dopo tutto si sa: la spiaggia, come la stazione, è luogo di mille storie, perfetto sfondo per uno studio di sociologia.

 

Alla vostra destra fratello e sorella litigano per giocare a racchettoni con il papà; dietro di voi la coppia di signori anziani si tiene per mano anche sulla sdraio.

 

Dall'acqua sta riemergendo la nonna di 75 anni con la cuffia in gomma a fiorellini, e non si è accorta che sta perdendo il costume (per fortuna un nipotino la avvisa prima che si verifichi l'inenarrabile). Eccola qui, la solita bambina dalla faccia simpatica con il cappellino rosa che gironzola tra i bagnanti.

 

"Davide, ti ho detto di non salire sull'asciugamano con i piedi pieni di sabbia".

 

Il signore dell'ombrellone a sinistra si è addormentato con la bocca aperta, mentre i figli adolescenti giocano a pallavolo in acqua. La coppia che passeggia davanti a voi si lamenta del ristorante in cui ha cenato ieri sera; mentre marito e moglie sull'80ina che stanno andando via, litigano per chiudere la sdraio.

 

"Davide, stai lontano dall'acqua ti sei appena cambiato".

 

E poi arriva lei: la Diva della spiaggia. Saranno 50 anni che prende il sole (lo si deduce dal colore della pelle): bionda, rigorosamente in topless nonostante l'età avanzata, con una varietà di cappelli degna di una sfilata di Borsalino. Conosce tutti in spiaggia e non sta un minuto seduta. Complice il fatto di essere in Costa Azzurra, potreste pensare di avere di fronte a voi Brigitte Bardot. Ma guardando il signore che la accompagna verrete subito riportate alla realtà: completamente vestito, con tanto di cappellino da baseball e scarpe da tennis, passa la mattinata sotto l'ombrellone a fare mèle-pèle, ovvero parole crociate.

 

"Davide, te lo dico per l'ultima volta: se continui così andiamo a casa".

 

Quello che peró attira la vostra attenzione non è il solito via vai della giornata. È quel bel ragazzo in prima fila: mai visto prima! Abbronzato, fisico scolpito, bello da togliere il fiato. Lo chiamerete Julien, vi piace pensare che possa chiamarsi così.

 

Sta entrando in acqua, e voi istintivamente e senza pensarci un attimo, lo seguite.

 

Caspita, che bracciata perfetta! Potreste pensare che sia un nuotatore professionista..soprattutto per la velocità che ha preso. Si perchè il vostro Bel Julien è una lippa in acqua, e nonostante voi facciate nuoto dall'età di 5 anni, avete difficoltà a stargli dietro. Siete ormai a 25 metri dalla riva e state arrancando: avete abbandonato il fluido stile libero, e avete optato per uno stile non riconosciuto dal Coni, che vi consente peró di respirare a ogni bracciata.

 

Julien si è fermato alla boa, e voi accelerate il ritmo per raggiungerlo. Si sta riposando: meno male! Buona occasione per intavolare una conversazione.....e invece è ripartito! E voi ovviamente non avete fatto in tempo a prendere fiato.

 

Arrivate a riva completamente distrutte. Lui vi ha ovviamente preceduto ed è andato a sdraiarsi di fianco a un amico, o forse suo fratello: bello quanto lui.....o forse no: di fianco al suo fidanzato. Julien e Jan Paul si baciano e si tengono per mano sulla sdraio, come la coppia di signori dietro di voi.

 

Siete in iperventilazione, sull'orlo dello svenimento per lo sforzo e oltre tutto vi sentite affrante e deluse. Va beh dai, lato positivo: avete fatto attività fisica, potreste farlo anche domani! Perchè no?!

 

"Davide, ti avevo avvertito: adesso andiamo a casa"

 

Anche il povero Davide sta vivendo una tragedia almeno al pari della vostra: in lacrime, viene rivestito e trascinato verso casa.

 

#lavieestchic

martedì 26 agosto 2014

....qui casca l'asino!

Andare in vacanza non significa solo rilassarsi, scappare da Milano, staccare la spina dal lavoro. Andare in vacanza significa scegliere un luogo, informarsi, innamorarsene prima di andarci, e ovviamente: calarsi nella sua realtà, entrare in contatto con le persone che lo abitano, mangiare cibi locali, vivere con gli autoctoni e spostarsi come loro.
Si perchè voi avete scelto quell'isola greca meravigliosa per i tramonti, con percorsi eno-gastronomici da fare invidia a Cracco, per il mare limpido a cui si accede solo attraverso una scalinata di 294 gradini. Passerete il mese prima di partire ricordando all'amica (giustamente) preoccupata che parte con voi, che in Grecia il mezzo di trasporto più utilizzato è l'asino, il mulo, il ciuchino! Lei vi guarda con una smorfia: Amica, non capisci. Il ciuchino è un animale docile, meglio di un cavallo: non si lamenta, è forte, amico dell'uomo ed estremamente ecologico. 
Avete addirittura deciso di iscrivervi all'associazione contro il maltrattamento degli asini, perchè nonostante non abbiate mai calvato un ciuchino, vi fate già portatrici della causa; e ne siete convinte a tal punto da immaginarvi il sabato pomeriggio farvi largo in Galleria Vittorio Emanuele fiere sul vostro ciuchino.

Siete atterrate (con il vostro bagaglio a mano di dimensioni regolamentari), avete attraversato mezza isola per raggiungere l'hotel, vi siete chiuse in camera, avete infilato il costume tirandolo fuori dalla valigia senza disfarla, e siete pronte per un tuffo nelle acque cristalline. 
Quando annunciate al receptionist abbronzato e con fisico da surfista che vi ha accompagnato in camera che andrete a piedi, lui vi guarda incredulo: tranquillo, torno con il ciuchino!

Svoltate a destra dopo la piazzetta e quando arrivate in fondo alla via vi si apre una vista spettacolare a strapiombo sul mare, e una ripida discesa con i famosi 294 scalini: eccoli qua Amica. Non ci sono ciuchini nei paraggi, ma dato che - si sa - la discesa è più leggera della salita, decidete di intraprenderla volenterose: saliremo da qui in sella a un ciuchino.

"Dendelen dendelen" non farete in tempo a domandarvi cosa sia, che dalla curva sopra di voi scende una mandria di ciuchini impazziti. Siete sudate come neanche nelle più calde serate di luglio a Milano senza aria condizionata in ufficio, non avete ancora individuato la spiaggia che tanto desiderate e state per essere travolte da un'orda di muli greci, che a guardarli bene hanno più le sembianze di puledri: mai visti asini così grandi. Vi schiacciate contro il muro e quando uno di loro vira verso di voi, per salvarvi le ballerine di gomma, lo spingete con forza nella direzione opposta.

Voi non volete più prendere un ciuchino! La vostra convinzione iniziale è svanita al primo incontro: avete cambiato idea. Passerete i giorni successivi a fare 294 scalini per scendere al mare e 294 per tornare in albergo. Scoprirete ghiandole sudoripare in posti in cui non pensavate potessero esistere, non userete nessuno dei kaftani che vi siete portate pensando di indossarli per aperitivi al tramonto, ma sempre e solo il pareo più leggero e impalpabile che avete buttato in valigia all'ultimo minuto. Diventerete esperte riconoscitrici dello scampanellio dell'orda e vi inveterete i modi più impensabili per evitarla.

Tutto questo fino all'ultimo giorno di vacanza, quando l'amica che proprio voi avevate convinto a salire sui muli impazziti prima di partire, ora vi sta dicendo: hai rotto le scatole a tutti prima di venire qui e adesso?! Non vorrai mica tornare a Milano senza essere salita sul ciuchino? Lo fanno anche i bambini..
E va bene! Lo faccio! 

Siete in 6 e il pastore che non parla inglese - ma forse non parla neanche greco: grugnisce e basta - assegna a ciascuna un asino. Voi avete quello grigio, più vecchiotto e tranquillo. Ce la farà questo? Mannaggia ci metterò un'ora....siete deluse. Ma il vostro risentimento durerà solo fino a quando tutti quanti i ciuchini, al comando del pastore emesso con suono gutturale incomprensibile, partiranno alla volta del Palio della Grecia: non li avete mai visti così veloci. Fanno i gradini a due a due, e cercano di superarsi da tutte le parti. Vi trovete coivolte in una gara stile Giochi Senza Frontiere, senza la possibilità di usare il jolly. Il Bruco in pole position, seguono la Torre e l'Aquila. Un testa a testa mai visto negli ultimi anni del Palio. Uno dei muli sbanda contro un muro, provocando sbucciature profonde nella coscia di una delle partecipanti, ma non rallenta la sua corsa...
E voi invece siete in fondo, vi godete il panorama e la passeggiata su quello che probabilmente è il nonno di Varenne. Il vostro mulo grigio se la prende comoda: è vacanza anche per lui! 

Il pastore preoccupato dagli urli delle ragazze in prima fila, decide di sospendere la corsa prima del traguardo e vi fa scendere una trentina di scalini prima dell'arrivo. 
Guardate le altre cinque, che invocando tutti gli Dei greci: meno male - dicono loro - una mandria impazzita! Ciuchini greci col cavolo: non mi vedono più! Quanto mai..

Mentre voi che avete cambiato idea 3 volte prima di convincervi a salire, voi che avete superato la paura dell'aereo dopo il primo incontro con i ciuchini, voi che da piccole vi siete spaventate su un pony ai giardini pibblici, le guarderete con aria giuliva: beh ragazze, io mi sono divertita! Avevate ragione voi: lo facciamo ancora?!

mercoledì 13 agosto 2014

50x40x20: pronti, partenza...via!

Fino all'età di 11 anni l'unica preoccupazione che ti affliggeva prima della partenza per le vacanze era quale pupazzo portare via per dormire. Tua madre ti urlava dalla cucina: "Non puoi portarli tutti, andiamo in albergo. Devi sceglierne uno Tesoro, e dormire con quello tutte le sere". 
Passavi lunghi, interminabili minuti davanti alla cesta e sembrava che ognuno di loro ti implorasse di venire. Alla fine puntavi sull'intramontabile orsacchiotto Chicco, e lo infilavi nel mini-trolley rosa con le farfalle che i nonni ti avevano regalato per Natale.

Oggi parti da sola, con le amiche e l'unica frase che sentirai dire da tua madre è: "Quando pensi di avere tempo di mettere tutta quella roba?! Stai via solo una settimana"
In effetti il letto è pieno di costumi, mutandine (almeno 10 paia), scarpe, magliette, pantaloncini, kaftani, sciarpe, abitini, abiti lunghi, pantaloni di lino e di viscosa. Giustifichi qualsiasi scelta con un "non si sa mai".

Odi viaggiare in aereo: si perde troppo tempo, gli aeroporti sono sempre fuori città e bisogna arrivare con largo anticipo. Ti concedi per lo meno di evitare la coda per ritirare il bagaglio all'atterraggio: Amica, quest'anno Grecia e rigorosamente con bagaglio a mano! 
Hai già deciso di eliminare una serie di trucchi e trousse: in estate solo rossetto e mascara. Creme solari, dopo sole, dentifricio e shampoo si acquistano in loco.

55x40x20 è la temuta e famigerata dimensione del bagaglio. Hai quella bella borsa vintage in pelle, ereditata dalla nonna: piccola ma capiente, morbida ma struttrata. Perfetta! E quindi inizi diligentemente a piegare, stirare con le mani, appiattire, arrotolare e mettere i vestiti scelti nella borsa: telo da mare sul fondo, mutandine e costumi tapperanno i buchi alla fine, beauty case per ultimo, ballerine multicolore leggerissime e schiacciate in un angolo. In un batter d'occhio la borsa è piena e ti mancano ancora: caricatore dell'iphone, librino-salva-vacanza con i numeri di prenotazione e gli indirizzi utili, il pigiama, i copricostume, la sciarpa leggera: i buchi sono già tutti tappati e non sai dove mettere i costumi...oddio non ci sta! Che fare?! Stai già pensando a quale abito eliminare: quello corto a fiori o quello mezza lunghezza bianco e nero?! Quando a un tratto: "Ma si - dice mamma - guarda nell'armadio in fondo al corridoio, c'è l'altra borsa, un po' più grande" 
53x23x37 se non fosse per quei 3cm oltre i 20 ammessi, saresti la persona più felice del volo low cost Milano-Atene...rischiare per 3cm senza rinunciare all'abitino a fiori?! Ma si dai, è anche morbida: la schiacci e non se ne accorgeranno neanche!

Sei in fila al check-in e ti trovi in una posizione a metà tra il Gobbo di Notre Dame e "mi scappa la pipì", nella speranza che la tua borsa morbida prenda una forma tale da sembrare un bagaglio 53x20x37.
Non controlleranno proprio me, vero?! Continui a ripeterlo all'amica con cui condividi la vacanza. Ma no dai, guarda quello lì: con quella barba fermeranno lui, mica me per 3cm in più!
Inizi a misurare "a spanne" la valigia della signora davanti a te, impegnata nell'ultima telefonata prima del decollo: sarà almeno 58x26x42. Daaaaiii, se passa lei....
Stai pregando, scongiurando, richiamando l'attenzione di tutti gli Dei greci...
La signora con il trolley illegale è passata e ora tocca a te. Stai sudando ma...ssssiiiii!!! Passi indenne!!! Ti imbarcano!!! Stai ballando il Sirtaki dalla felicità!!!
Puoi andare al bar per il consueto aperitivo pre-partenza!

Buone vacanze a tutti!!!
#girlsflytoGreece

giovedì 7 agosto 2014

AAA cercasi stagista (o Amministratore Delegato)

L'annuncio è molto chiaro e recita: posizione di stage. Il che equivale a dire: cerchiamo ragazzo/a volenteroso, disponibile (anche a dormire in ufficio se necessario), che con atteggiamento di umiltà si presti ad ascoltare infinite lezioni di analisi finanziaria, a fare-rifare-disfare-rimontare innumerevoli volte documenti, tabelle, contratti e presentazioni, che sappia leggere, scrivere senza errori grammaticali anche se non dispone del correttore automatico dell'iphone, e fare di conto (forniamo comunque calcolatrici). Non sono richieste particolari doti caratteriali o di senso dell'umorismo, quanto meno la conoscenza delle normali regole della buona educazione.

Metti l'inserzione nella sezione dedicata di una delle più prestigiose università italiane, una di quelle che sforna eccellenze in ogni corso di laurea: "entro la metà della prossima settimana lo stagista sarà qui" ed è già pronta la sua scrivania.
Ricevi 94 CV in 3 giorni. Non puoi vederli tutti, quindi scegli i profili più interessanti e inizi a contattarli per fissare un appuntamento per un "colloquio conoscitivo motivazionale" con 10 di loro.

Tentativo numero1: "Buongiorno, chiamo in merito alla sua candidatura per la posizione di stage" "Sto entrando a fare un altro colloquio al momento: mi può ricordare la posizione e richiamare più tardi?"
Oh scusi, ho sbagliato numero: non pensavo di aver chiamato Tronchetti Provera in persona - questo è quello che vorresti rispondere, ma ti limiti a dire: "In bocca al lupo, richiami lei".
Tentativo numero2: il candidato ringrazia per l'interessamento, ma vuole andare a lavorare in consulenza. "E il motivo per cui tu sei candidato per questa posizione? Quando hai mandato il cv eri reduce di una serata difficile?" Saluti e anche a lui auguri in bocca al lupo.

L'inizio non promette bene, ma tu non molli! Ne hai altri 92.
Due di loro non rispondono, lasci un messaggio in segreteria chiedendo di richiamare. E sai già che probabilmente non li faranno.
Tentativo numero5: colloquio fissato per domani alle 17.

Sono le 16.45 ed è già arrivato, scoprirai che è venuto in anticipo perché alle 18 ha appuntamento con un amico al Bulgari per un aperitivo, mentre tu l'aperitivo al Bulgari non lo fai mai perché finisci troppo tardi in ufficio. Ben vestito, pettinato, Rolex al polso (regalo di laurea nuovo di pacca) e cravatta di Marinella.
Ottimo percorso accademico, corso di inglese all'estero a Honolulu (decidi di evitare di fargli domande in inglese perché hai la sensazione che di inglese a Honolulu ne abbia parlato ben poco), discreto venditore di se stesso. Risponde correttamente a tutte le domande...si, ma in modo spocchioso, arrogante e saccente. Quando gli chiedi se è disponibile a lavorare fino a tardi strabuzza gli occhi, ma dice "per la carriera posso farlo". Fammi capire, ti sei laureato non più tardi di 8 giorni fa, non hai idea di cosa voglia dire fare questo lavoro e stai facendo il colloquio per una posizione di stage: la carriera….?!?!
Parla di investimenti come se gestisse un fondo di famiglia: "chiudere deal" e negoziare nuove acquisizioni sono esercitazioni da primo anno di università per lui. Ma alla domanda: "Hai curiosità da chiedere o domande da fare?" Risponde con sicurezza: "I buoni pasto me li date?"
Rimani basita e ti scambi occhiate incredule con il collega con cui stai facendo il colloquio.
Ti congedi e vorresti dirgli: "La ringraziamo per la disponibilità, ma la posizione aperta  è per uno stage: la terremo in considerazione qualora ci servisse un profilo da amministratore delegato".

Ancora impressionata dal colloquio appena terminato, ricevi una telefonata: potrebbe essere uno dei due a cui hai lasciato il messaggio in segreteria, potrebbe essere l'occasione giusta!
"Buonasera, ci siamo sentiti ieri mattina ma ero impegnato: non avendo ricevuto la sua chiamata mi sono permesso di ricontattarla io" realizzi immediatamente chi sia il tuo interlocutore: subissato di offerte di lavoro che si apprestava a fare un colloquio quando l'hai chiamato tu.

Con fare gentile, ma deciso gli chiedi: "Mi ricorda gentilmente il motivo della sua chiamata?" Iniziando così l'inutile battaglia contro la figura professionale che mai avresti pensato di incontrare: lo stagista delegato.

giovedì 31 luglio 2014

"La più diffusa malattia degli occhi è l'amore a prima vista"




Io avevo smesso di crederci più o meno all’età di 14 anni, quando il mio compagno di banco delle medie mi ha regalato per San Valentino una confezione di baci Perugina scaduti.

Secondo una statistica redatta da un’università finlandese questi sono i numeri: il 45% delle coppie nate da incontri casuali non supera la settimana di frequentazione; il 32% arriva addirittura a superare il mese; il 13% dopo un week end in una spa (in cui lui non ha fatto altro che guardare le curve delle altre) molla il colpo; per il 5% si consuma addirittura la presentazione a una cena di famiglia, durante la quale la futura presunta suocera provocherà la fuga del partner (ininfluente che si tratti della famiglia di lei o di lui); il 3% ci ha creduto a tal punto da decidere di andare a vivere assieme, senza riuscire neanche a scartare tutti gli scatoloni interrompendo prima il rapporto; per l’1% dura tutta la vita (l’Amore esiste!!!); e l’ultimo 1% è rappresentato da tutte le persone come me, come voi: come noi.

Allora il punto è questo: non è che noi non ci crediamo, sia chiaro. Noi crediamo fortemente che esista l’amore a prima vista, eccome! Quante volte siamo stati folgorati al solo sguardo di quella ragazza con i capelli color miele e gli occhi nocciola seduta di fronte a voi in riunione; o del cassiere dello Swiss Corner, dove andate sempre a pranzo lasciando laute mance nella speranza che vi noti? O ancora della ragazza del compagno di classe che chiamavate “il bradipo” che non riuscite a capire come abbia fatto a conquistarla; o del vostro capo: abbronzato, spigliato, e ovviamente sposato…?!

I miei incontri degli ultimi anni non li definirei propriamente amori a prima vista, ma dei veri e propri fulmini a ciel sereno, che non hanno fatto altro che anticipare il tuono, il fragore, il fracasso e il gran casino che avrebbero portato nella mia vita. E spesso e volentieri sono durati esattamente il tempo che intercorre tra il lampo e il tuono: 4 secondi. Cioè, specifichiamo: quell’infatuazione momentanea, il bagliore negli occhi, lo stupore dell’incontro..ecco si, tutto questo circa 4 secondi di durata.

Il mese che segue i 4 secondi è meraviglioso, eccezionale: siete al settimo cielo, ammettetelo! State quasi per dire La Frase, quella frase che non avreste mai pensato di pronunciare (e infatti non illudetevi, probabilmente anche questa volta finirà prima che la possiate pronunciare): “questa volta è diverso”. Poi però inizia a subentrare la monotonia, l’abitudine, lui non ha più voglia di uscire per un gelato, di frequentare gli amici; vi ritrovate anche a dover pagare le cene, a doverlo riaccompagnare a casa in taxi. Iniziate a dubitare di quel trasporto che inizialmente tanto vi aveva colpito: le poche certezze raccolte in un mese iniziano a vacillare e ripensate a tutte le emozioni belle che all’inizio vi stavano portando a pronunciare La Frase.

E allora ripercorrete mentalmente il primo incontro: era febbraio in quel locale in Brera, suonavano “Don’t you wanna be my girl” dei Jet, c’era stato un intenso scambio di sguardi. Il giorno dopo in meno di 3 ore vi ha trovato, ha ottenuto il vostro contatto e vi ha invitato ad uscire: era interessato eccome! Quanto meno molto attivo: “chi ha tempo non aspetti tempo”.

E poi succede, dopo 1 mese di frequentazione, che i suoi amici che si sposano decidono di invitare anche voi al matrimonio. Ma non con una frase poco impegnativa del tipo: “puoi venire anche tu se non vi sarete già lasciati” o “se quel fine settimana fa brutto tempo e non hai intenzione di andare al mare, ci farebbe piacere averti con noi (non solo per il taglio della torta)”. Loro hanno deciso di scrivere il vostro nome sulla partecipazione, tipo Lui+1. Risultato: perdete l’uso della parola per tutta la serata. E anche per i giorni successivi. Il gesto educato di due amici farà crollare il vostro castello, che evidentemente era stato progettato dal primo dei tre porcellini (quello che ha usato la paglia e il lupo ha demolito con un soffio, per intenderci).

Ci metterete 1 mese intero, lungo ed estenuante per chiudere questa relazione. Per fargli capire che la luce che avete visto all’inizio non era un fulmine: ma il fanale del tram 33 che risale Viale Tunisia fino a Corso Buenos Aires. Le proverete tutte ma la sua presenza sarà costante, fino alla frase che stenderebbe al suolo qualsiasi ragazzo: “ormai ti vedo solo come un amico”.
Io sono convinta: esiste l’amore a prima vista, esiste il fulmine a ciel sereno, quello che riempie gli occhi, la mente, le serate. Probabilmente domani mattina sulla metropolitana ne sarò nuovamente investita, o fra qualche settimana sull’aereo per andare in vacanza. La verità però è che, secondo me, esiste l’amore e poi esistono i dettagli dell’amore, che lo trasformano in Amore. A questo credo: l’Amore salverà il mondo. Dovrebbe essere come una “borsa dell’acqua calda mentre fuori nevica”.

lunedì 28 luglio 2014

Il car sharing: questo sconosciuto…

Il peggior nemico: il guidatore con cappello
Quando ce l’hanno detto: “Utilitarie in giro per Milano: le prendi, giri in centro, vai a fare shopping e aperitivo con gli amici” …sembrava un sogno! A me, che a Milano l’unica macchina che prediligo è il taxi, un luccichio ha attraversato lo sguardo; io che ho passato una serata intera in macchina ad aspettare che si liberasse un posticino sotto casa quella sera in cui c’era il lavaggio strade; “Ti riporta a casa e la parcheggi dove vuoi: strisce blu, bianche, gialle, sulle rotaie del tram (non fatelo: vi daranno comunque la multa)”. Stava quasi per scendermi una lacrima dalla commozione…

E poi, scoprire che non solo le smart bianche, ma anche delle chiccosissime 500 rosse, hanno iniziato ad invadere la città! La necessità era tale che sono arrivata a rimpiazzare il mio vecchio Black Berry con un meraviglioso iPhone, in modo da avere l’app per essere sempre “connessa”. Ti senti proprietaria di 300 autovetture, sempre pronta a salpare per nuove indimenticabili avventure all’interno della famigerata area C, senza doverti preoccupare di cercare un distributore di benzina quando sei riserva, o di fermarti a cercare il gratta sosta lasciando la macchina incustodita per quella manciata di minuti che serve agli ausiliari di darti la multa…

Tutto meraviglioso! Un nuovo modo di vivere la città…

Quindi sblocchi il tuo iPhone, accedi alla app, e consenti al dispositivo di accedere alla tua posizione. La mappa di Milano si materializza, si avvicina alla tua posizione e……..e…….ma dove sono tutte?! Non avevano detto che sono 300?!

Ecco che si consuma il (primo) dramma: la smart più vicina è alla Stazione Centrale, e la 500rossa….nei pressi dell’Idroscalo. Allora aspetti un attimo, pensando “beh, ci sarà qualcuno che parcheggia qui vicino”. La determinazione è tale che saresti disposta ad aspettare tutta la notte. Ed ecco che dopo 10 minuti di attesa si materializza sullo schermo: è nella prima via sulla destra. Oltre piazza della Repubblica. Inizi a pigiare con determinazione il tuo touch-screen per 5 interminabili secondi e poi..sparisce. Già prenotata.

Sappiate che succederà sempre così, o comunque quasi sempre così. Se non una volta: l’unica in cui riuscirete a prenotare una di quelle smart con cambio automatico.

Nonostante l’agitazione iniziale per non essere riuscite a spostare il sedile, riuscirete addirittura ad accendere la radio. Ed eccovi lì, ma guardatevi: siete meravigliose! Vi fate anche un selfie e lo postate immediatamente su un social network, orgogliose della vostra conquista!

Siete arrivate a destinazione: ricordatevi si spegnere le luci, chiudere i finestrini e tirare il freno a mano. Potete ora riporre la chiave nell’apposito alloggiamento. Potete sfilarla dal quadro…potete toglierla…DOVETE TOGLIERLA E USCIRE: i vostri amici hanno già finito l’aperitivo!!!

Passerete “soltanto” 15 minuti a cercare di sfilare la chiave, perché non avendo mai guidato un’auto con cambio automatico, nessuno vi ha detto che se la leva del cambio non è in folle, la macchina quella chiave è come se la volesse inghiottire. Vi troverete con in mano solo la parte in plastica nera della chiave, e inizierete a sudare dall’agitazione: l’abitacolo diventerà un forno. Riuscirete ad estrarre la chiave quando ormai avrete quasi perso le speranze e starete cercando di riavviare la macchina. Scenderete pensando “è solo la prima volta: la prossima andrà meglio”.
Il giorno dopo vi arriverà un messaggio: “Grazie per aver utilizzato il servizio. Abbiamo provveduto a detrarre € 16,52 per i 25 minuti di utilizzo”. Considerando che i primi 2 minuti li avete passati a cercare di regolare il sedile e gli ultimi 15 ad estrarre la chiave….tornerete alle vostre sane vecchie abitudini: “Taxiiiii!!!”