giovedì 24 dicembre 2015

Lo spirito del Natale


"Dammi una lametta che mi taglio le vene
Promette bene, si, promette tanto bene ma...
Dammi una lametta che mi taglio le vene" 
Ebbene si, anche quest'anno è arrivato Natale. E la Rettore, come ogni anno, accompagna la vostra personalissima colonna sonora durate tutti i giorni che lo precedono: Mariah Carey è passata di moda e Santa Claus è arrivato in città e se l'è data a gambe levate. Ormai siete grandi: sapete che le probabilità di veder scendere Babbo Natale sono le stesse che avete di trovare il principe azzurro. Il Natale è solo la corsa ai regali, il pranzo di famiglia, passare il pomeriggio della Vigilia in cucina con vostra madre nervosa e urlante, mentre vostro padre fischietta Bianco Natal, sperando che non vi abbiano regalato lo stesso libro per il terzo anno consecutivo (sappiate che invece succederà eccome). E poi il Natale è l'incontro con i parenti che vedete una volta all'anno "Hai trovato il fidanzato? Ma quando ti sposi? E voi due, non volete diventare nonni? Io alla loro età avevo già due nipotini.." 
Eccovi lì, con un sorriso finto come l'albero di natale nel salotto della zia: "Ma zia, un fidanzato solo non va più di moda: o tanti o neanche uno"... Il silenzio cala tra i presenti, la zia sta andando in arresto cardiaco e vostra madre vi guarda con disapprovazione: almeno avranno qualcosa di cui (s)parlare fino all'anno prossimo. 
Alla fine peró, ammettiamolo, la mattina del 25 dicembre, quando vi svegliate e vedete che comunque sotto l'albero sono comparsi regali anche per voi...eccolo lo stesso sorriso di quando eravate bambini! E Cremonini inneggia nell'aria: "Eccooolo qua il Nataleee!"
Auguri a tutti!
....e che queste feste passino in fretta...

lunedì 30 novembre 2015

Le sorprese, come le sfortune, raramente vengono da sole

Si sa, le sorprese  possono essere tanto di successo, quanto pericolose: a voi non hanno mai proprio fatto impazzire. Tanto più quando il ragazzo che frequentate vi dice “voglio farti una sorpresa per il tuo compleanno: ti porto a Parigi per il fine settimana”. Mancano 10 giorni al vostro compleanno: non è già più una sorpresa. E soprattutto: per fortuna ve l’ha detto! Istintivamente ribattete: “No guarda, un week end assieme non mi sembra il caso: ci conosciamo da troppo poco tempo e poi non voglio che tu mi faccia un regalo impegnativo. Anzi facciamo così: non farmelo proprio il regalo!”. È da almeno un paio di settimane che state cercando il modo di chiudere questa relazione, e ora avete un obiettivo: farlo prima del vostro compleanno.
Le vostre due migliori amiche vi dicono “Ma no, dai. Aspetta! Ti voleva portare a Parigi, magari ha già organizzato qualcosa. E poi siete tanto carini assieme: non agire d’istinto come al tuo solito!”.
Arriva il 20 maggio e la vostra motivazione a voler troncare con lui non ha fatto altro che aumentare. E ha trovato conferma nella orrenda camicia a quadri con cui si è presentato alla vostra festa di compleanno. “Basta ragazze, domani lo mollo” “Nnnuuooooo! Non puoi proprio adesso..aspetta almeno……lunedì o martedì! Per domani ti ha organizzato una sorpresa” ecco, un’altra….sta volta almeno ha avuto il buon senso di non svelarvela.
Sono le 3 di domenica pomeriggio e vi passa a prendere in vespa. Vi porta al Castello Sforzesco e vi lascia lì, da sole, con una lettera. Finalmente se n’è andato! Sperate che il regalo sia il pomeriggio libero, oppure ancora meglio: vi sta lasciando lui! E invece no: caccia al tesoro per Milano, caccia al regalo in giro per Milano. Allora, ammettete che l’idea non è scontata: c’è della creatività in quello che potrebbe avere architettato.
1° tappa: fioraio in Via Mercato. “Ciao, sono Tiziana” “Wwwaaaaa!!! Ti stavamo aspettando!!! – due ragazze con guati di gomma e cesoie, vi mettono in mano un pacco enorme - Ci ha lasciato questo per te: vi sposate?!” oddio, cosa ha raccontato a queste due! “No guardate, veramente io lo vorrei mollare” “Ma nooo! Dove lo trovi un altro che ti organizza una sorpresa???” In effetti iniziate a chiedervelo anche voi. E iniziate a sperare che, se mai ce ne fosse un altro, non capiti mai sulla vostra strada!
2° tappa: California Bakery in Piazza San Simpliciano. “Ciao, sono Tiziana” “e quindi?” Vi chiede la cameriera in tono scocciato. “Allora, sto partecipando a una caccia al tesoro” “Ah si! Sei tu. Beh, c’è un tavolo alle 5 per tre persone: sei la prima e sei in anticipo di 10 minuti. Se vuoi iniziare a sederti faccio alzare quelli di quel tavolo in fondo” Per carità: non potete rovinare la sorpresa e non volete far innervosire ancora di più la cameriera. “Non ti preoccupare: faccio un giro, torno alle 5”.
Ore 17 ed eccole lì: le vostre due migliori amiche che vi salutano sedute al sole. Ebbene si, vi ha organizzato la merenda con loro: quelle con cui vi siete sfogate fino al minuto prima, quelle a cui avete telefonato per ore dicendo “Domani ci lasciamo”. Loro sono state complici, traditrici. E ora sono lì: con la loro cheese cake e un altro pacco enorme per voi.
“Ma dai, non hai neanche aperto i regali! Che disgraziata! Vediamo cosa ti ha preso” Libri, che cercavate da una vita di una casa editrice fallita. Ecco adesso sta iniziando a subentrare il senso di colpa: siete senza cuore, spietate e ciniche. Lui è riuscito nell’impresa impossibile: trovare libri di una casa editrice fallita; e voi….non siete neanche riuscite a rispettare le tempistiche di una caccia al tesoro. Vi guardate dall’esterno per un attimo: il vostro Grillo Parlante vi sta scrutando con disprezzo “Che ingrata nei confronti di un povero ragazzo. Quando distribuivano la sensibilità eri davanti a una vetrina di Jimmy Choo? Stavi sfogliando il catalogo on line di net-a-porter?”. Poi la mente ritorna a quella camicia a quadri la sera del vostro compleanno: tornate immediatamente alla realtà, spazzando via in un attimo il vostro presunto senso di colpa. “Ragazze andiamo a casa?” “Ma no! Tu hai l’ultima tappa!”
3° tappa: Take Away – il locale dove vi siete conosciuti. Arrivate trafelate e accaldate, trascinandovi dietro le scatole enormi con i libri. E lo trovate lì, all’ora dell’aperitivo. Mentre nel locale festeggiano la comunione di una decina di bambini urlanti. Non ha la camicia a quadri, ma vorreste essere comunque da tutt’altra parte: come fate ad affrontare il suo sorriso soddisfatto, quando voi e le vostre braccia anchilosate sognate solo di appoggiare le borse? Provate profondo imbarazzo: avreste dovuto lasciarlo almeno 10 giorni prima. Siete ancora in tempo per girarvi e andare via? Potete fingere di esservi perse, di aver avuto un malore ed essere tornate a casa in taxi. E invece no! “Devi affrontarlo: devi dirgli la verità, devi mettere la parola fine a questa storia” interviene il Grillo Parlante. Vi odierà, si ritroverà sotto a un treno. Costruirà una bambolina voodoo con le vostre sembianze.
Vi viene in contro e vi guarda: si aspetta che voi diciate qualcosa – probabilmente qualcosa di gentile, di carino, di romantico nei suoi confronti.
“Bella sorpresa! Ora che sono arrivata alla fine: il mio tesoro quale sarebbe?” “Beh, il tuo tesoro sono io” Il poveretto non ha idea di quello a cui sta andando incontro e si sta gongolando della buona riuscita della sorpresa: serafico, fiero e orgoglioso. E voi, beh voi….state seriamente iniziando a maledire il vostro istinto: ammettetelo, pensate ancora che il week end a Parigi sarebbe stato altrettanto disastroso?!


Ndr: siamo entrambi vivi e godiamo di ottima salute, ma soprattutto - fino ad oggi – siamo rimasti in ottimi rapporti (se non l’ha fatta prima, la bambolina voodoo la preparerà dopo aver letto questo post). Un ringraziamento doveroso va a chi, cogliendo l’ironia e facendosi una risata, ha permesso questa pubblicazione.

lunedì 23 novembre 2015

Dimmi dove vai a cena...e ti dirò chi sei!

“Hai presente la famosissima diner el blanc di Parigi? Quella che fanno tutti gli anni: si trovano tutti vestiti di bianco e cenano a lume di candela ai giardini del Trocadero o davanti a Notre Dame! Ecco, domani sera lo fanno a Milano nella versione invernale, ci andiamo?” ovviamente la vostra mente sta già fantasticando: posate d’argento e candelabri antichi, piatti bordati di un filo dorato e bicchieri di cristallo, tovaglie di fiandra e tovaglioli ricamati, cappellini, velette, abiti lunghi, foulard in seta leggera. Tutto terribilmente chic ed elegante.
“Sssssiiiii!!!” la vostra risposta al telefono, venerdì mattina, mentre state correndo in ufficio come al solito in ritardo. “penso a tutto io, ti mando un’email con le indicazioni: la location ce la comunicano all’ultimo minuto”. Detto, fatto: pensa a tutto lei. Dovete solo pensare all’outfit: dinner in the dark vi ha detto, quindi total black.
Allora, dunque..vediamo. Avete quei pantaloni nuovi che sarebbero perfetti, però anche l’abito lungo: se non in questa occasione, quando?! Ed è mentre state ragionando per scegliere il look perfetto, che arriva l’email:
“Amica, ci siamo! Location: Piazza San Fedele, ore 19.30. Pensavo di fare il dolce, la torta tenerina che è sempre una garanzia, e porto il vino, di una cantina Top. Tu riesci a fare l’antipasto? E poi cosa possiamo mangiare? Roba comoda da trasportare, magari un prosciutto e una focaccia, vitel tonnè – che è moooolto chic. Poi alle posate penso io, i bicchieri: anche! Guarda ho due calici perfetti per l’occasione. E anche i piatti. La tovaglia nera da 12 persone (al massimo la pieghiamo) ce l’ho. Ecco, mancherebbe giusto il tavolo e le sedie: mica che tu hai un tavolo da campeggio? E due sedie leggere?”
Solo in quel momento realizzate cosa significa diner en blanc: significa non solo cucinare – cosa che non fa esattamente per voi, ma anche trasportare tavolo, sedie, stoviglie e tovaglie in una piazza. Praticamente traslocare per una notte. Vista così perde già di eleganza e di romanticismo. Provate a convincere la vostra amica a prendere del sushi take away (su consiglio del vostro ragazzo, che vi sta prendendo in giro al telefono), o dei tramezzini con un packaging chic “ma sei mattaaaaa???? Le regole parlano chiaro” ha ragione, non demordete: state pur sempre prendendo parte all’evento più esclusivo dell’autunno milanese, il luogo dove “vedere ed essere visti”.
Ore 19 passate a prenderla, perché tra le due lei è decisamente quella in maggiore difficoltà: voi avete le pietanze, il cestino del pane e un vasetto di fiori come centrotavola, ma lei sostiene – con grande orgoglio - di aver recuperato il tavolo, che voi vedere solo una volta arrivate a casa sua: uno scatolone con appoggiato il piano di un tavolino da salotto 60x60, da cui ha smontato le gambe. C’è da dire che solo un ingegnere sarebbe riuscito a fare di meglio, ma l’evento più esclusivo dell’autunno milanese affrontato con un cartone a mo’ di tavolo…..forse non è un ottimo inizio, ma va bene così! La prossima volta raddrizzerete il tiro.
Siete in macchina: allegre, euforiche! State già mandando un selfie all’amico che è venuto in vacanza con voi e che non può venire stasera……e se non ci fosse nessuno?! Se fosse tutta una montature e vi ritrovaste in mezzo a Piazza San Fedele da sole, in un elegantissimo outfit total black, con una borsa piena di pietanze per cena e un tavolo di cartone?! Prima di venire allo scoperto sbirciate e vedete gente all’opera: montano tavoli, aprono sedie, prendono misure e fanno tintinnare i bicchieri. “Amica corri!!! La festa inizia!”.
Salutate, vi presentate agli altri commensali che stanno montando tavoli da campeggio da 8 persone ultra leggeri, compaiono zuppiere e termos di caffè. Qualcuno riproduce la porta di ingresso di casa sua, con tanto di porta ombrelli e zerbino “welcome”. Ci sono stendini e poltrone, libri di architettura e candele profumate. Tavolate con bourguignonne e tartine di caviale. Assi da stiro e moke per il caffè. Cestini da pic nic in vimini e vassoi d’argento con manici in cuoio. Insomma, la cena più elegante a cui abbiate mai partecipato. Decisamente l’evento più esclusivo a cui siate state invitate: eleganza d’altri tempi in una delle piazze più belle di Milano.
E la vostra cena? Il vostro tavolo? Con grande imbarazzo iniziate a montare il tavolino da soggiorno 60x60 con lo scatolone, su cui dovrete far stare oltre a due piatti, quattro bicchieri (acqua e vino) e posate, anche il cestino del pane, il candelabro e il vasetto di fiori. Mentre la vostra amica stappa il vino per il primo brindisi: “Per fortuna la tua tovaglia nera è da 12 persone: sembra un tavolo vero….speriamo almeno che non si ribalti”.


Ndr: nel corso della serata il vostro tavolino viene fotografato dai passanti e menzionato dalle organizzatrici dell’evento come uno dei più eleganti della cena #incoscienzadaprincipianti

lunedì 9 novembre 2015

Trick or treat?


È il 31 ottobre e voi odiate Halloween. Non vi sono mai piaciute le feste in maschera: al resto del mondo non bastava carnevale per travestirsi una volta tanto da quello che non si potrà mai essere (principesse, manager o anche – perché no - persone normali), ma hanno deciso di adottare anche la festa di altri. Che poi oltre tutto il tema conduttore è la morte, il sangue..che solo a pensarci vi fa rabbrividire!
Siete una bestia rara, lo sapete: è da una settimana che su facebook e instagram campaiono foto di trucchi osceni, scheletri, zucche spolpate e teschi fluo..e poi le solite vampire sexy che, non si sa come, ma non mancano mai.

Ecco, voi che la zucca la mettete nei tortelli o nel risotto, non avete nessuna intenzione di uscire. Avete rifiutato tutti gli inviti a feste “orribili e spaventose” da parte dei vostri amici, avete spento l’iPhone per paura che riescano a convincervi dicendo “Ma guarda che non si veste nessuno” “Il locale dove andiamo non fa la festa di halloween”, per poi trovarvi a vostro agio come se foste a cena da Nobu in pigiama e pantofole.

È sabato sera, avete cenato e scelto un buon libro. Vi state per mettere sul divano, dalla vostra parte preferita. Bbbvvrrrrr. Il citofono. Vi affacciate alla finestra e - in questo ordine – vi trovate davanti a un fantasma, uno scheletro e Batman di altezza compresa tra 110 e 120 cm, che in coro recitano: “Dolceeettooo o scherzeeettooo?”
La prima cosa a cui pensate è “cosa c’entra  Batman con Halloween???” dopo di che vi rendete conto che sono solo dei bambini, che avranno studiato Halloween a scuola durante le ore di Inglese. Alla fine questi sono la parte innocua e ingenua (per ora) che festeggia Halloween. Sorridono e notate che a Batman mancano i denti davanti: vi fanno tenerezza. Dopo tutto con due biscotti e una caramella li avete già fatti contenti.
Dopo 5 minuti avete aperto tutti gli armadietti della cucina, della dispensa e avete trovato solo un pacchetto di cracker, che forse….non va bene. Siete mortificate, non sapete cosa fare. Non vi sentivate così da quando il vostro fidanzatino dell’asilo si è messo a piangere quando l’avete lasciato. Quanto mai vi è venuto in mente di affacciarvi alla finestra! Non potevate fingere di non aver sentito il campanello e continuare con il libro?! Con il capo cosparso di cenere vi affacciate e dite con voce tremante “Ragazzi, mi spiace….ma sono costretta a scegliere lo scherzetto!”. Loro sono quasi contenti e voi pensate, rientrando in casa, di averli colti alla sprovvista: cosa vuoi che facciano! Lanceranno un paio di stelle filanti e una manciata di coriandoli.
Bbbvvrrrrr. Dopo 10 minuti suona di nuovo il citofono. “Dolceeettooo o scherzeeettooo?” una streghetta e un vampiro (con la dentiera poco salda). E anche a loro siete costrette a dire che non avete niente, e che optate volentieri per lo scherzetto….
Ed è mentre li state salutando,  checon la coda dell’occhio vedete il cancello di casa…o meglio: sperate che ci sia ancora. È solo una nuvola di carta igienica e schiuma. E ancora non hanno messo il carico strega e vampiro, che hanno mollato i dolci e stanno rovistando nella borsa per completare l’opera con il loro scherzetto.
Quelli che poco prima vi avevano stretto il cuore perché non avevate niente da offrirgli, quelli che vi avevano quasi fatto ritrovare il gusto di festeggiare Halloween: Batman e i suoi amici…sono gli stessi contro cui imprecherete la mattina dopo, quando impiegherete 2 ore a ripulire l’ingresso.
Amareggiate, sconfitte da 5 bambini senza i denti davanti….temete il trillo insistente del citofono…non vi resta che farvi sopraffare dalla festa dei morti viventi: chiudete il libro, accendete l’iPhone, componente un numero di telefono: “Ehy, avrei cambiato idea…siamo proprio sicuri che nel locale in cui siete voi non festeggiano Halloween? Cioè niente ragni, zucche e dentiere da vampiro?”
Ovviamente se la ridono tutti: “Ma ceeertooo cara! Ti aspettiamo!” Mentre in sottofondo sentite Michael Jackson: “Cause this is thriller, thriller night”.

lunedì 12 ottobre 2015

Chi un'ha cervello, abbi gambe (o ruote)

"Dobbiamo guardarlo tutto l'immobile, in ogni sua parte e prospettiva. Anche sul retro: dobbiamo calarci nel contesto." Eh già, il vostro capo ha ragione. Ma quando vi girate per tornare indietro, il cancello da cui siete entrati è chiuso. Vi guardate intorno: non ci sono pulsanti per aprirlo dall'interno, solo una chiave. Che ovviamente voi non avete. E non ci sono porte sul retro. Guardate il vostro capo "siamo chiusi dentro" "ma no, non è possibile! Ora troviamo una soluzione. Guarda là se c'è una porta. O un pulsante per uscire" ma voi avete già guardato...
Non vi rimane che chiedere a quel cinese, che sta scaricando da un furgone pacchi di dubbia provenienza, mentre quello di fianco a lui alle 10 di mattina sta mangiando una zuppa di noodles.
Vi avvicinate e il vostro capo chiede "Mi scusi, ha la chiave del cancello?" Ovviamente non parlano in italiano, non capiscono la domanda ma è chiaro che siamo rimasti chiusi dentro. Il vostro capo inizia a gesticolare scandendo le parole e questi due, impietositi, vi fanno cenno di seguirli. Vi ritrovate sul retro di un supermercato cinese, nella periferia di Prato. E iniziate a chiedervi, guardandovi in giro, se mai uscirete da lì. E così vi fanno uscire dalla porta principale, quella sulla strada. Unici in controcorrente rispetto al flusso normale della clientela.
Ripartite alla volta di Livorno, per un tour toscano di tutto rispetto. State controllando le email della mattina quando, arrivando all'ingresso dell'autostrada "Da che parte vado secondo te? Ma io vado a destra" è il vostro capo davanti al bivio Livorno (sinistra) - Genova (DESTRA). Rimante inermi per quei due secondi ormai fatali, perché quando riuscite a dire "Io avrei seguito per Livorno", avete già imboccato l'autostrada in direzione opposta e lui sul sedile di fianco al vostro sta imprecando. Continuerà ad imprecare quando scoprirà che l'uscita più vicina per fare inversione è a 15km. “Mi sono distratto un attimo…” Il vostro planning perfetto inizia a vacillare: a Livorno vi stanno aspettando il direttore di una banca, un direttore lavori e un agente immobiliare. E sapete già che farete nella migliore delle ipotesi 30 minuti di ritardo.
Arrivate di corsa e affannati, ma li trovate ancora tutti lì, ad aspettarvi. Non contentissimi di vedervi..per lo meno non quanto ve lo sareste aspettate voi. Per guadagnare tempo fate la riunione sull’ascensore di cantiere, mentre vi portano in copertura (6 piano) per farvi vedere il gruppo frigo ormai in disuso. “Scusate, mi stanno chiamando da Doha. Sali tu intanto, io vi raggiungo dopo, nel caso..”.
È quel “nel caso” che vi fa capire che siete appena state lasciate da sole, su uno scalcagnato ascensore di cantiere, con il direttore lavori e due operari arrabbiati perché avete fato 30 minuti di ritardo e finché non decidete cosa fare del gruppo frigo, non posso continuare i lavori sulla copertura.
Scendete incredibilmente illese e ripartite di corsa. Dovete riconsegnare la macchina presa a noleggio e prendere un treno da Firenze che vi riporti a Milano. "Dobbiamo posticipare i biglietti del treno, non lo prenderemo mai: parte fra mezz'ora" gli dite. E vi attivate per chiamare le ferrovie, sperando che ci sia un mezzo che arrivi a Milano prima di mezzanotte.
E intanto, dopo un'estenuante attesa al call center, mentre pensate che se almeno vi foste risparmiati i 30km in più in direzione Genova voi sareste riuscite ad andare a quella festa ai Chiostri di Santa Barnaba, il vostro capo di fianco a voi sospirando dice "mi spiace per il ritardo, ma dopo tutto lo sapevamo: abbiamo perso troppo tempo a pranzo..."
#puntidivista

lunedì 28 settembre 2015

Cerco casa disperatamente

Il termine tecnico è "mistery shopping" e nell'immobiliare si fa quando ci si deve rendere conto del mercato, quello vero, da strada: capire i prezzi e il prodotto che offre il mercato, essere certi che le valutazioni fatte nelle nottate di settembre, quando il fidanzato vi stava lasciando e gli amici si stavano divertendo al Patuscino, sono attendibili. 
Si tratta di fingere di voler comprare casa: chiamare le agenzie immobiliari, prendere appuntamenti, andare a vedere questi appartamenti, fingersi molto interessati (magari fare un secondo giro) e provare a chiudere il deal, capire il prezzo di chiusura. E poi sparire nel nulla! Questo è concesso solo dopo aver raggiunto l'obiettivo: il numero da inserire nel business plan, da scrivere nel documento per l'Amministratore Delegato.

Ovviamente la credibilità in questa attività è fondamentale: gli agenti immobiliari sono curiosi, vogliono conoscere la vostra storia personale per essere sicuri di avervi agganciato. E così per essere ancora più credibili, il vostro capo decide di accompagnarvi, e di recitare la storia della coppia di fidanzati in cerca del proprio "nido d'amore".

Arrivate all'appuntamento e gli ricordate di togliersi la fede (quella vera): attico da 350mq, 3milioni il valore ma "voi siete una coppia talmente bella...ai proprietari piacerete moltissimo! A 2,6 chiudiamo!" eccolo lì! Ce l'abbiamo fatta! Il Numero!
"Caspita, sarebbe un vero affare! Ci dobbiamo pensare!" "Ne avrei anche un altro da proporvi....che ne dite di fissare un appuntamento per domani?" Insomma vi ritrovate l'agenda stracolma di appuntamenti fissati da questa agente immobiliare simile a Paola Marella in versione Crudelia De Mon, senza possibilità di scampo...dovete levarvela di torno!
Decidete che il prossimo sarà l'ultimo appuntamento. Andrete da sole: il capo vi darà buca fingendo di dover partecipare a un meeting importantissimo.

Solito appartamento finemente ristrutturato, 350mq con terrazzo al piano, un Golden Retriever che dorme all'ingresso e la tata in divisa che vi apre la porta.
Dopo 30 estenuanti minuti di visita, in cui quasi vi convincete di dover davvero comprare casa, lei vi chiede "allora, cosa ne pensa?"
Ecco, questo è il momento in cui dovete mettere fine a questa farsa, chiudere ogni tipo di rapporto: recuperare le planimetrie e scappare! Ma come?! Ci pensate....ci state pensando, e....
"Io devo dirle la verità ora che siamo qui da sole: io non sono sicura di volermi sposare. La differenza di età è troppo importante, mi sento oppressa e anche l'impegno della casa...troppo per me" 

L'avete detto: avete appena iniziato a recitare la parte di quella dubbiosa, che sta facendo un passo indietro sulla questione matrimonio, scaricando tutta la colpa e la responsabilità del vostro ripensamento sul presunto fidanzato, e la cosa più eccezionale è che siete assolutamente credibili, tanto che: "Oh povera cara, venga con me...le offro un caffè con un pasticcino per tirarla su di morale" 

Dopo 10 minuti vi ritrovate a un tavolino del Bar San Carlo, a confidare le vostre pene d'amore di una storia che non esiste, ad una completa sconosciuta.
Crudelia de Mon adesso vi fa tenerezza. Quasi non riuscite ad allontanarvi da lei, che con aria comprensiva vi saluta dicendovi "Cara, ci pensi bene e ne parli con sua mamma: saprà darle degli ottimi consigli"

Tornate in ufficio, orgogliose di voi!
"Allora, sei riuscita ad avere tutto? È stato l'ultimo appuntamento?" "Si! Con una grande prova di recitazione..."
Il vostro capo vi guarda dubbioso..."non mi hai fatto fare la figura dello stronzo vero? Non devo sperare di non incontrarla mai più?!"


....silenzio: non sapete come rispondere. Vi limitate a dire "....beh, tanto tu non hai intenzione di comprare per davvero casa a Milano, no?!"

martedì 12 maggio 2015

Chi vive sperando, muore...digiuno! [cit. B. Franklin]

Vi siete lasciati da 2 mesi, stavate assieme da 4 anni: una vita considerando che siete poco più che ventenni. Era finita, è finita! Ne siete convinte. Siete cresciuti assieme: liceo, maturità, università, vacanze al mare, sciate in montagna. E poi…basta! Non ce la facevate a lasciarlo, così avete provato a farvi lasciare da lui, ma…niente! Alla fine gliel’avete detto, la frase che distruggerebbe chiunque: “Ti vedo solo come un amico”. Lui si dispera: piange addirittura (e l’unica volta in cui l’avete visto piangere è stato l’ultimo derby che ha perso il Milan). Con il tempo, passerà.

Sono passati 2 mesi e vi sembra anche che lui abbia smesso di pubblicare le vostre canzoni e post strappalacrime su facebook: forse è passata la fase in cui vi considera una stronza senza scrupoli, si sta rifacendo una vita, esce con gli amici, ha iniziato addirittura ad andare a ballare…o forse no?! O forse si sta disperando, sta soffrendo ancora, mentre voi tutti i martedì sera uscite a cena con le amiche e il venerdì andate a divertirvi ogni volta in un locale diverso…non si è ancora ripreso ed è tutta colpa vostra. Ed eccolo lì, farsi strada tra i vostri pensieri come un serpente a sonagli il Senso di Colpa. Ammettetelo a voi stesse: vi sentite terribilmente in colpa! Non avreste mai voluto ferirlo, siete state sincere, oneste con lui…e crudeli: terribilmente ingrate nei sui confronti! Lui ha rinunciato a….a….beh, vi verrà in mente per cosa lui (almeno una volta) ha rinunciato per voi, e voi invece?! Alla prima occasione gli avete detto che per voi è “solo un amico”.

Non ci dormite quella notte e la mattina dopo prendete coraggio e gli scrivete un sms: “Ehy, ciao! È da un po’ che non ci sentiamo, come stai?”
“Mi ha scritto! Dopo due mesi mi ha scritto!” Eccolo lì, lui sta saltando sul divano: stava cercando su google i luoghi di assoluto isolamento per andare a finire i suoi giorni senza di voi in Alaska, sperando di morire di ipotermia…quando voi, la ragazza che lui aspettava da ben 2 mesi e che non aveva mai neanche provato a richiamare perché “mi conosci troppo bene: più mi cerchi più mi allontano da te”, gli avevate detto! Rimane quasi sconcertato ma, ovviamente, risponde subito. Dopo 5 minuti e 20 messaggi di convenevoli, gli dite: “Ma perché non ci vediamo per un caffè?”

Lui passerà tutta la settimana dopo il vostro invito a pensare a come vestirsi, come comportarsi: chiama a raccolta la mandria degli amici e il consiglio di tutti è sempre lo stesso: “Non farle vedere che stai ancora male per lei: dimostrati cambiato, sicuro di te, maturo…vedrai che tornerà da te, si pentirà di quello che ha fatto quella stronza!” Si hanno ragione! Decide di mettersi la camicia nuova, quella che risalta il colore dei suoi occhi (e non delle occhiaie) e i pettorali scolpiti (che si stanno a dire la verità un po’ lasciando andare, considerato che da quando lo avete lasciato non ha più rinnovato l’abbonamento in palestra). Farà le prove davanti allo specchio “Ciao, quanto tempo..” oppure “Hai avuto un’ottima idea a proporre un caffè! Ti avrei chiamato io a giorni..”, e poi alla fine opterà per un classico “Ciao!” stampandosi sulla bocca il sorriso più smagliante (e finto) che può.

Trascorrete assieme due ore piacevolissime: chiacchiererete di tutto, ricorderete i vecchi tempi e vi divertirete con lui! Eh si, perché questo nuovo “Lui” che avete di fronte si dimostra maturo, divertente, brillante…non è più il 16enne che avete conosciuto al liceo e che vi mandava i bigliettini con i cuoricini durante i compiti in classe di latino; quello che di domenica non faceva altro che controllare il risultato delle partite. Di fronte a voi c’è una persona che…..avercene di ragazzi così!
Lui dall’altra parte del tavolo si compiace di se stesso (quasi quasi si da una pacca sulla spalla da solo) è divertente, rassicurante, mai eccessivo: un vero getleman! “Mi ha fatto piacere vederti, ora devo scappare!” gli dite – “Allora buona serata, ci sentiamo!” Si congeda lui, felice e pieno di speranze!

“Sono diventato quello che Lei mi ha sempre rimproverato di non essere! Ora devo solo contare i giorni che ci metterà a tornare da me…con la coda tra le gambe, quasi supplicandomi di tornare assieme a lei! Ah ma non cedo subito, figurati! Devo farla penare almeno un po’…almeno, diciamo…un paio d’ore! Si, aspetterò a risponderle per almeno un paio d’ore: vedrò la spunta azzurra di whatsapp e io…la farò aspettare! Non troppo però, il giusto..ecco magari, anche un’oretta può bastare!” e già si sta immaginando il vostro incontro: voi che gli buttate le braccia al collo, che lo baciate con passione dicendo “Quanto mi sei mancato!”, il fine settimana a Parigi e le vacanze al mare, le uscite con gli amici e i pomeriggi d’inverno sul divano.

…e voi?! Beh voi siete sorprese e quasi confuse. Tornate a casa e fate il bilancio del pomeriggio: piacevole, divertente, il tempo è volato assieme a lui – cose che non succedevano da una vita! Un ragazzo così se lo contenderebbero tutte le vostre amiche! E vi ritroverete a pensare: “È tutto merito mio! si perché se lui adesso riesce a tirare fuori il meglio di se è grazie a me, che l’ho lasciato, fatto soffrire, ridotto a uno straccio e costretto a rialzarsi, nel miglior modo possibile! Ora è brillante, sicuro di se, allegro: addirittura più bello di prima”. Quasi vi date una pacca sulla spalla da sole!

Mentre lui controlla il telefono ogni 3 minuti in attesa di un vostro messaggio o di una chiamata, voi sorridete: potete smetterla di sentirvi una stronza che ha spezzato il cuore dell’unico ragazzo buono e sincero che avete incontrato (e che forse sia riuscito a sopportarvi). Lui sta bene, si è ripreso alla grande e voi avete raggiunto quello che volevate, avete avuto la dimostrazione che cercavate e finalmente potete archiviare questa storia in modo DEFINITIVO! Si perché l’unico motivo per cui avete tanto voluto vederlo, l’unico per cui avete deciso di rinunciare a due preziosissime ore di shopping durante il periodo dei saldi, l’unico per cui sia valsa la pena prendere la metropolitana fino a Cairoli (in mezzo alla calca e ai bambini urlanti), non era riconquistarlo o ripensare alla vostra decisione di due mesi prima, era una sola e molto più nobile: allontanare il fastidiosissimo Senso di Colpa!


Come si dice: sono punti di vista, un po’ come l’aquilone che pensa che la terra sia attaccata al filo…

lunedì 30 marzo 2015

Paris, j'arrive!

Siete impazienti, elettrizzate ed emozionate: il vostro primo viaggio a Parigi! Un gruppo di amici è lì per il primo fine settimana di marzo, e avete deciso di raggiungerli. Riuscite a uscire un paio d’ore prima dall’ufficio e vi catapultate a Malpensa! Atterrate giusto per l’ora di cena e per fare una passeggiata notturna sugli Champs Elysee.
Il giorno dopo vi staccate dal gruppo con un amico, che dice di conoscere bene la città per esserci stato diverse volte – dice…esattamente come ha detto di sapere il francese. Questo succedeva prima di salire su un taxi e dare indicazioni per l’albergo dicendo “Rue Jacob twenty one”.
Dopo avervi fatto sbagliare la fermata della metropolitana ed essersi perso nei 10mq di una piazzetta di Montmartre – a soli 5 metri di distanza da voi, decidete di prendere il comando della situazione e di diventate le responsabili della cartina!
Arrivate alla Basilique du Sacré-Coeur: “Entriamo, vai verso la porta di destra” vi dice lui. Vi fate spazio tra la folla e raggiungete la porta…da cui però un flusso di pellegrini sembra stia uscendo – vi girate: “Non so se ce la faccio, guarda quanta gente…” “Vai vai! Tieni la destra e stai contro al muro!” non volete dargli l’ennesima delusione: non ha più neanche in mano la cartina…ci provate, solo per lui! Ma dopo 5 minuti di tentativi e 3 metri percorsi, ormai schiacciate contro la porta in bronzo, cercate di girarvi “Secondo me non ce la facciamo…” “Vai vai” e questa volta vi spinge anche per farvi avanzare tra la folla. Portate pazienza ancora qualche minuto e provate a procedere contro corrente, fino a quando una guardia vi si mette davanti e, come se stesse parlando con dei bambini di 2 anni, a gran voce si limita a dire “Entrè, entrè” indicando la porta sul lato opposto. Vi girate a guardare Lui, che ancora sta provando a spingervi nella direzione opposta, e con l’espressione del “te l’avevo detto” lo trascinate verso l’ingresso giusto!
Imponente e meravigliosa, siete affascinate dai mosaici, dai pavimenti e dall’altezza delle cupole. Il sole del primo pomeriggio filtra dalle vetrate e crea dei giochi di luce sulle pareti di marmo bianco.
Avete seguito il flusso dei visitatori tra le navate laterali e dietro all’altare, o meglio: vi hanno trascinato – impossibile fermarsi! Riuscite a guadagnarvi uno spazietto in una nicchia in cui c’è una stupenda acquasantiera vicino alla porta, e vi fermate a contemplare tutta la navata prima di uscire e scendere verso Pigalle.
Avete perso la cognizione del tempo, cercate di imprimere nella vostra mente ogni tessera di mosaico e venatura del marmo per conservare il ricordo più nitido possibile. “Difficile andare via vero?” il vostro amico vi si avvicina “eh si, hai ragione!” Con fare gentile ed educato vi dice “Prenditi tutto il tempo che vuoi, non abbiamo fretta. Anzi, facciamo così: rimaniamo ancora un po’…contiamo fino a 5 e poi andiamo via!”.
Contiamo?! Ma non potevo prendermi tutto il tempo che volevo?! Per contare fino a 5, possiamo anche uscire subito! Dimmi che mi aspetti fuori piuttosto…siete senza parole e lui si accorge della vostra espressione incredula. Mannaggia, c’è rimasto male. Alla fine vi sta accompagnando in giro - va beh, in realtà siete voi che trascinate lui – sicuramente voleva essere un gesto gentile: sorridete. Ma prima che voi possiate rispondere con una frase ironica e simpatica, lui vi precede – vi dirà che stava scherzando, che ci sono tante altre cose da vedere…e invece no. Con il sorriso di chi ha trovato la soluzione, vi dice “Non ti preoccupare, se vuoi possiamo contare fino a 10…”

Ecco, come direbbero i francesi: ca va sans dire!

lunedì 9 febbraio 2015

Run, Baby run!

Sono diventati tutti runners: compagni di università, colleghi di lavoro, amici e amiche, cugini e fratelli. C’è addirittura chi corre con le pinne e con i tacchi a spillo. E quindi vi lasciate trasportare dal loro incontenibile entusiasmo: “Amica, ti cambia la vita! Ti senti meglio, scarica la tensione e ti fa bene! E poi per correre hai bisogno solo di un paio di scarpe e della strada: vedi posti meravigliosi e stai all’aria aperta” “E poi tu, che vai spesso sul lago: sarebbe perfetto correre sul lungo lago nel fine settimana”. Voi che non siete mai entrate in una palestra, se non per fare sopralluoghi di lavoro; voi che provate una repulsione fortissima verso gli sport in cui è prevista la presenza di una palla (di qualsiasi dimensione); voi che avete mortalmente ferito vostro padre dicendogli che non volevate più andare in settimana bianca con lui all’età di 10 anni…voi vi siete fatte convincere: inizierete a correre!
Andate alla Nike perchè vi potrebbe servire una maglietta di quelle che non ti fanno sudare – pensate voi. Poi vi trovate ad uscire dal negozio con: due magliette, scarpe, calzini, e come avreste potuto non prendere anche quei pantaloncini rosso corallo, il colore dell’anno?! Siete pronte!

Domenica 26 aprile, ore 7:45 suona la sveglia! Vi siete quasi pentite, state per girarvi dall’altra parte, quando la vostra forza di volontà vince! E alle ore 8:00 uscite di casa “freschino però…”, vestite di tutto punto, e…iniziate a correre, quanto meno perché con il modello primavera/estate di pantaloncini cortissimi avete bisogno di scaldarvi. Ovviamente partite “a bomba”: da come siete vestite chiunque penserebbe a voi come a una allenatissima maratoneta!

State sfrecciando sul lungolago: mattina primaverile di sole, non state sudando grazie alla vostra maglietta in tessuto tecnico di ultimissima generazione e...non ce la fate più. Dopo quelle che vi sembrano 2 ore di corsa, siete già paonazze, accaldate, la vostra andatura sembra quella del Gobbo di Notre Dame e avete il fiatone. Ma tenete duro ancora per un pochino…e quando siete ormai stremate dalla fatica, vi fermate e iniziate a camminare.

“Camminare per camminare, tanto vale iniziare a tornare a casa. Dopo tutto ormai corro da almeno almeno 40 minuti, e avrò fatto sicuramente più di 2 km”

Entrate in casa distrutte e sono le 8:20. 2 km in 20 minuti…forse no! Forse sarà stato 1 km e mezzo. Quindi 1,5 km all’andata di corsa e 1,5 km camminando al ritorno, fanno in totale 3 km: come inizio, neanche male – considerando oltre tutto che siete allergiche al polline, e avreste potuto rischiare pure l’attacco d’asma. Questo è quello che pensate, mentre vi ributtate a letto stremate, ed è quello che, con insistenza e convinzione, racconterete durante il pranzo di famiglia per il compleanno di vostro zio.

I vostri genitori sono rassegnati: sanno che siete assolutamente negata in qualsiasi tipo di sport che vada oltre “andare in ufficio a piedi”, ma con gentilezza evitano di deridervi in seduta plenaria a pranzo.

State tornando a casa e voi, come al solito, vi siete addormentate in macchina – verrete svegliate dalla voce di mamma: “lo sapevo che non avevi idea di quello che stavi facendo: ma quali 3 km! Hai fatto 650 m all’andata e 650 al ritorno!” hanno controllato con il contachilometri della macchina, a vostra insaputa…e ora vi sentite come quando vi hanno detto che Babbo Natale non esiste: tristi e deluse. Accuserete quel quarto d’ora di fatica per i due giorni a venire: indolenzita e pure raffreddata - quella maglietta che avete comprato non vi ha sicuramente fatto sudare, e neanche riparato dalla brezza fresca.

La domenica successiva vi alzerete alle 9, farete un bel bagno caldo e prenderete la vostra bicicletta blu elettrico con il cestino di vimini. Andrete sul lungolago di nuovo – luogo del delitto – ma per fare colazione con i vostri amici. Mai lasciare le buone vecchie abitudini!!!


I più attenti si staranno chiedendo: ma i pantaloncini rosso corallo?! Beh, quelli continuate ad usarli: come pigiama nelle calde serate estive!

lunedì 26 gennaio 2015

L'albero della cuccagna

Capodanno romano a casa di amici: cosa portare? Ci mettiamo d'accordo e decidiamo di presentarci con dolce, vino (rigorosamente per il dolce) e omaggio floreale per la padrona di casa. "Amica idea geniale: portiamo anche tre melograni che sono di buon auspicio per l'anno nuovo" siete orgogliosissime della vostra idea e vi assumete il compito di andarli a cercare, dividendovi il giro in città per il ritiro degli approvvigionamenti.

Per una sfortunata serie di coincidenze però, voi e la vostra amica vi ritrovate a dover pensare anche a torta e pianta, senza avere idea di dove andare. Dopo lungo girovagare - tanto siete in vacanza: una passeggiata tra le vie romane la fate più che volentieri - riuscite a procurarvi torta per 8 persone - peso specifico 10kg - e vasetto di orchidee.

"Scusi sa mica dove possiamo trovare un fruttivendolo aperto per dei melograni?" "Uscite e annate a sinistra. In fondo alla via a destra, seconda traversa sulla sinistra. Altrimenti, se credete, se annate a destra, prima traversa a destra, in fondo arrivate in Piazza della Libbbertà. Lì in mezzo allo spartitraffico, ce sta na pianta de melograni enorme: sta là, nessuno ‘a tocca. Ve arrampicate e ne raccogliete quanti ne volete"

Vi immaginate la scena: voi sullo spartitraffico, in mezzo alle macchine sfreccianti - che i romani si sa: hanno una guida sportiva - stile corriere DHL, con in mano la torta al cioccolato e la piantina incartata nella juta, intanto la vostra amica è già abbarbicata sull’albero. E mentre cerca di lanciarvi i tre melograni, gli automobilisti suonano il clacson come se non ci fosse un domani “Ao, ma che state a fa?! Ma nun lo vedi che non ja fai?!”

Con questa immagine negli occhi, ringraziate, uscite e optate per il fruttarolo. Senza peró considerare che il 31 dicembre, alle 7 di sera è già chiuso.

Quasi rassegnate, tornate verso casa quando vi scappa l'occhio nel bar accanto al negozio chiuso: sul tavolino all'ingresso c'è un’enorme cesta di melograni! "Chiediamo se ce ne da un paio? Cosa se ne fa: domani li dovrebbe buttare" Entrate e la vostra amica con occhi da cerbiatta chiede: "Buona sera, splendidi melograni! Non è che ce ne potrebbe cortesemente dare 3? Abbiamo una cena importante e ci piacerebbe portarli!" Dopo un grugnito: "Va beh, va..mo ve li prendiamo. Caterina, me pesi ‘sti tre melograni per favore?"

Me li pesi?!?! Oddio, ce li fa pagare più dell'oro se li pesa….torna Caterina e voi state sudando freddo:  "Sono 1,4 kg. 7,50 euro, che faccio lascio?!"

Ma neanche fossero ciliegie fuori stagione, bottarga di Muggine proveniente dal Naviglio Grande, ricci di mare appena pescati, una Kelly di Hermes al 50% nel periodo dei saldi!

Ci pensate un attimo e intervenite voi: "Mi scusi, sa mica da qui come si arriva a Piazza della Libertà?"

venerdì 9 gennaio 2015

Thank God it's Friday!


È lunedì 1 dicembre e avete fissato un sopralluogo in Viale Certosa 297. Dovete assolutamente andarci: gli operai che lavorano nel cantiere affianco stanno aprendo una finestra su un muro di vostra proprietà "Si ma guardi Dottoressa, al massimo potete fare un cavedio per far passare la luce. Se quanti ne abbiamo fatti noi?" Come no, finché aprite finestre nei muri altrui…diventate gli specialisti nel cavedio in città!

Sono le 8.30 e siete già in ufficio, mentre vi state chiedendo se esistono forme di vita oltre la circonvallazione esterna, se ci sono linee di tram o autobus che portano in Viale Certosa 297, il vostro capo vi urla dalla sua scrivania: "Non vorrai mica andare con i mezzi fin là?! Prendiamo il car2go aziendale!".

E così alle 8.40 partite: voi alla guida e lui di fianco in call con Dubai per tutto il tragitto.
Imboccate Viale Certosa: 250 .... 262 .... 290 .... 298, ecco! "Parcheggio e attraversiamo" mimate con linguaggio da cinema muto al vostro capo ancora al telefono.

Sul punto di "terminare la sosta" il touch screen ha smesso di funzionare: sfondo bianco senza segni di vita, e musica assordante della radio sintonizzata su una stazione di rock-metal.
Spegnete e riavviate il motore: la smart si accende, la musica riparte e lo schermo è ancora bianco. Scoprirete ben presto che se si blocca il software, non potete neanche abbassare il volume della radio.

"Allora andiamo?" Il vostro capo ha finito la call e capisce il dramma in cui lo avete coinvolto solo quando vede la vostra espressione disperata.
Iniziate a chiamare l'assistenza: "I nostri operatori sono momentaneamente occupati. Vi preghiamo di rimanere in linea per non perdere la priorità acquisita". Nel frattempo avete maturato 10 minuti di ritardo per il vostro appuntamento, e vedete gli architetti spazientiti dall'altra parte della strada.

"A me è capitato un'altra volta, e dopo aver preso una buca è ripartito tutto"….non ci pensate due volte: risalite in macchina e partite con piglio convinto.
"I nostri operatori sono momentaneamente occupati. Vi preghiamo di rimanere in linea per non perdere la priorità acquisita"
Fate il giro dell'isolato in cerca di buche e tombini: "Guarda lì ce n'è uno" bbbooom "un altro sulla destra, un altro sulla destra" sbaaaam!
....niente da fare....

"Pronto sono Deborah, come posso esservi utile?" Dopo 12 minuti di attesa! Spiegate la situazione e la gentile Deborah vi comunica che il sistema sta facendo un aggiornamento e che quindi siete costrette a prepararvi per la chiusura di emergenza.
"Inserisce la chiave, fa 1/4 di giro, azionate la chiusura delle porte, estraete la chiave, la posizionate nel cruscotto, uscite, chiudete la portiera e passate la tessera sullo schermo sul cruscotto. Il tutto in meno di 5 secondi".
Ascoltate le istruzioni di Deborah con estrema attenzione, e vi aspettate che arrivi da un momento all’altro Bruce Willis con la sua canottiera sporca stile Die Hard e vi trascini a terra prima dell'esplosione!

"Allora Signora è pronta? Al mio via: 3..2..1 VIA!"
Sentite in sottofondo la musica di momenti gloria e vivete la scena come se fosse al rallentatore: chiave inserita, portiere bloccate, chiave al suo posto, portiera chiusa! Passate la tessera sul lettore e….Fatto!

"Ottimo Signora! Ora mi dica l'indirizzo esatto di dove si trova per completare la procedura telematicamente"
Vi guardate attorno: onoranze funebri “La Pace”, marmi e lapidi e, alle vostre spalle, il Cimitero Maggiore.

Con fare ironico, Deborah si congeda: “Grazie per la collaborazione e….buona settimana Signora: è solo lunedì….”
Appunto…..