Siete
impazienti, elettrizzate ed emozionate: il vostro primo viaggio a Parigi! Un
gruppo di amici è lì per il primo fine settimana di marzo, e avete deciso di
raggiungerli. Riuscite a uscire un paio d’ore prima dall’ufficio e vi
catapultate a Malpensa! Atterrate giusto per l’ora di cena e per fare una passeggiata
notturna sugli Champs Elysee.
Il
giorno dopo vi staccate dal gruppo con un amico, che dice di conoscere bene la
città per esserci stato diverse volte – dice…esattamente come ha detto di
sapere il francese. Questo succedeva prima di salire su un taxi e dare
indicazioni per l’albergo dicendo “Rue Jacob twenty one”.
Dopo
avervi fatto sbagliare la fermata della metropolitana ed essersi perso nei 10mq
di una piazzetta di Montmartre – a soli 5 metri di distanza da voi, decidete di
prendere il comando della situazione e di diventate le responsabili della
cartina!
Arrivate
alla Basilique du Sacré-Coeur: “Entriamo, vai verso la porta di destra” vi dice
lui. Vi fate spazio tra la folla e raggiungete la porta…da cui però un flusso
di pellegrini sembra stia uscendo – vi girate: “Non so se ce la faccio, guarda
quanta gente…” “Vai vai! Tieni la destra e stai contro al muro!” non volete
dargli l’ennesima delusione: non ha più neanche in mano la cartina…ci provate,
solo per lui! Ma dopo 5 minuti di tentativi e 3 metri percorsi, ormai
schiacciate contro la porta in bronzo, cercate di girarvi “Secondo me non ce la
facciamo…” “Vai vai” e questa volta vi spinge anche per farvi avanzare tra la
folla. Portate pazienza ancora qualche minuto e provate a procedere contro
corrente, fino a quando una guardia vi si mette davanti e, come se stesse
parlando con dei bambini di 2 anni, a gran voce si limita a dire “Entrè, entrè”
indicando la porta sul lato opposto. Vi girate a guardare Lui, che ancora sta
provando a spingervi nella direzione opposta, e con l’espressione del “te l’avevo
detto” lo trascinate verso l’ingresso giusto!
Imponente
e meravigliosa, siete affascinate dai mosaici, dai pavimenti e dall’altezza
delle cupole. Il sole del primo pomeriggio filtra dalle vetrate e crea dei
giochi di luce sulle pareti di marmo bianco.
Avete
seguito il flusso dei visitatori tra le navate laterali e dietro all’altare, o
meglio: vi hanno trascinato – impossibile fermarsi! Riuscite a guadagnarvi uno
spazietto in una nicchia in cui c’è una stupenda acquasantiera vicino alla
porta, e vi fermate a contemplare tutta la navata prima di uscire e scendere
verso Pigalle.
Avete
perso la cognizione del tempo, cercate di imprimere nella vostra mente ogni
tessera di mosaico e venatura del marmo per conservare il ricordo più nitido
possibile. “Difficile andare via vero?” il vostro amico vi si avvicina “eh si,
hai ragione!” Con fare gentile ed educato vi dice “Prenditi tutto il tempo che
vuoi, non abbiamo fretta. Anzi, facciamo così: rimaniamo ancora un po’…contiamo
fino a 5 e poi andiamo via!”.
Contiamo?!
Ma non potevo prendermi tutto il tempo che volevo?! Per contare fino a 5,
possiamo anche uscire subito! Dimmi che mi aspetti fuori piuttosto…siete senza
parole e lui si accorge della vostra espressione incredula. Mannaggia, c’è
rimasto male. Alla fine vi sta accompagnando in giro - va beh, in realtà siete
voi che trascinate lui – sicuramente voleva essere un gesto gentile: sorridete.
Ma prima che voi possiate rispondere con una frase ironica e simpatica, lui vi
precede – vi dirà che stava scherzando, che ci sono tante altre cose da vedere…e
invece no. Con il sorriso di chi ha trovato la soluzione, vi dice “Non ti
preoccupare, se vuoi possiamo contare fino a 10…”
Ecco,
come direbbero i francesi: ca va sans dire!