lunedì 8 febbraio 2016

Storia di due milanesi a Napoli...va a ciapà i ratt!

A Napoli, si sa, splende sempre il sole: la Costiera, Capri e il Vesuvio sullo sfondo. Vide 'o mare quant'è bello! Spira tantu sentimento. Sempre si, tranne quando ci dovete andare voi per lavoro.
Partite con il comodo aereo delle 7.50 e alle 9 siete già in moto, in macchina con il vostro capo in direzione Caserta. Il Vesuvio è coperto da una nebbia che solo in Pianura Padana all’inizio di novembre, e iniziano già a scendere le prime goccioline di pioggia: erano 60 giorni che non pioveva in Campania. “Dottò, meno male siete arrivati Voi da Milano a portarci un poco di pioggia” e meno male si, pensate voi, mentre vi gustate un ottimo caffè in un barettino di provincia.
Il vostro capo è già al secondo babà e non riuscite a immaginare quanti chili riuscirà ad ingrassare in due giorni.

Giungete a destinazione: Caserta Centro. E proprio mentre state per scendere dalla Punto a noleggio, squilla il telefono. Telefonata importante che non potete mancare. “Pronto?” il vostro capo nel frattempo scende e voi gli comunicate a gesti che fuori c’è troppo casino e preferite finire la telefonata in macchina. Tirate fuori l’agenda, prendete appunti, siete tutte indaffarate a non perdervi neanche una parola della conversazione, quando la vostra attenzione viene attirata dalla scena surreale che sta avendo luogo proprio fuori dalla vostra portiera.
Un ragazzo sta richiamando l’attenzione del vostro capo: “Dottò, dottò. Lo volete un biglietto per giocare il lotto? Tutti numeri della smorfia napoletana. Numeri vincenti!” ha in mano un mazzetto di biglietti per le giocate del lotto e il vostro capo, non particolarmente interessato all’articolo, scuotendo la testa con educazione, si limita a dire: “No grazie, siamo qui per lavoro”.

I napoletani si sa, sono molto superstiziosi, e la smorfia è stata scritta assieme alle tavole dei 10 comandamenti: il ragazzo con i numeri è molto risentito e non si arrende. Si gioca l’ultima carta: invoca il malocchio. Al motto di: “L'uocchie sicche so’ peggio d’e scuppettate” [ndr “Il malocchio è peggio dei colpi di fucili] tira fuori dalla sua borsa una confezione di sale grosso e inizia a lanciarlo a manciate, come se nevicasse, addosso al vostro capo. Nonostante il milanese imbruttito che è in lui voglia rispondere all’onta napoletana con un bel “ma va a ciapà i ratt!”, continuando a scuotere la testa, rimane impassibile e immobile mentre in mezzo alla strada viene investito da mezzo chilo di sale.

“Dottoressa, è ancora lì?” la persona dall’altra parte del telefono richiama la vostra attenzione. A stento trattenete le risate e vi congedate. Scenderete dalla macchina solo dopo esservi assicurate che il ragazzo con tutti i suoi biglietti si sia allontanato: è già sufficiente che uno dei due sia stato sottoposto al rito per scacciare il malocchio.

“Ma quanto ci hai messo? Ero qui fuori ad aspettarti…” vi dice lui quando aprite la portiera, al limite tra l’arrabbiato e l’incredulo. Non potete far finta di non aver assistito alla scena surreale di pochi minuti prima: “Beh ma mi sembravi in ottima compagnia….e se quello fosse stato il biglietto vincente?! Te lo sei fatto spaccare…”


Vi guarda stizzito: “Tiziana, ma va a ciapà i ratt!” ecco…se l’era tenuto per voi!