Sono diventati
tutti runners: compagni di università, colleghi di lavoro, amici e amiche,
cugini e fratelli. C’è addirittura chi corre con le pinne e con i tacchi a
spillo. E quindi vi lasciate trasportare dal loro incontenibile entusiasmo: “Amica,
ti cambia la vita! Ti senti meglio, scarica la tensione e ti fa bene! E poi per
correre hai bisogno solo di un paio di scarpe e della strada: vedi posti
meravigliosi e stai all’aria aperta” “E poi tu, che vai spesso sul lago:
sarebbe perfetto correre sul lungo lago nel fine settimana”. Voi che non siete
mai entrate in una palestra, se non per fare sopralluoghi di lavoro; voi che
provate una repulsione fortissima verso gli sport in cui è prevista la presenza
di una palla (di qualsiasi dimensione); voi che avete mortalmente ferito vostro
padre dicendogli che non volevate più andare in settimana bianca con lui
all’età di 10 anni…voi vi siete fatte convincere: inizierete a correre!
Andate alla Nike
perchè vi potrebbe servire una maglietta di quelle che non ti fanno sudare –
pensate voi. Poi vi trovate ad uscire dal negozio con: due magliette, scarpe,
calzini, e come avreste potuto non prendere anche quei pantaloncini rosso
corallo, il colore dell’anno?! Siete pronte!
Domenica 26 aprile,
ore 7:45 suona la sveglia! Vi siete quasi pentite, state per girarvi dall’altra
parte, quando la vostra forza di volontà vince! E alle ore 8:00 uscite di casa
“freschino però…”, vestite di tutto punto, e…iniziate a correre, quanto meno
perché con il modello primavera/estate di pantaloncini cortissimi avete bisogno
di scaldarvi. Ovviamente partite “a bomba”: da come siete vestite chiunque
penserebbe a voi come a una allenatissima maratoneta!
State sfrecciando
sul lungolago: mattina primaverile di sole, non state sudando grazie alla
vostra maglietta in tessuto tecnico di ultimissima generazione e...non ce la
fate più. Dopo quelle che vi sembrano 2 ore di corsa, siete già paonazze,
accaldate, la vostra andatura sembra quella del Gobbo di Notre Dame e avete il
fiatone. Ma tenete duro ancora per un pochino…e quando siete ormai stremate
dalla fatica, vi fermate e iniziate a camminare.
“Camminare per
camminare, tanto vale iniziare a tornare a casa. Dopo tutto ormai corro da
almeno almeno 40 minuti, e avrò fatto sicuramente più di 2 km”
Entrate in casa
distrutte e sono le 8:20. 2 km in 20 minuti…forse no! Forse sarà stato 1 km e
mezzo. Quindi 1,5 km all’andata di corsa e 1,5 km camminando al ritorno, fanno
in totale 3 km: come inizio, neanche male – considerando oltre tutto che siete
allergiche al polline, e avreste potuto rischiare pure l’attacco d’asma. Questo
è quello che pensate, mentre vi ributtate a letto stremate, ed è quello che,
con insistenza e convinzione, racconterete durante il pranzo di famiglia per il
compleanno di vostro zio.
I vostri genitori
sono rassegnati: sanno che siete assolutamente negata in qualsiasi tipo di
sport che vada oltre “andare in ufficio a piedi”, ma con gentilezza evitano di
deridervi in seduta plenaria a pranzo.
State tornando a
casa e voi, come al solito, vi siete addormentate in macchina – verrete
svegliate dalla voce di mamma: “lo sapevo che non avevi idea di quello che
stavi facendo: ma quali 3 km! Hai fatto 650 m all’andata e 650 al ritorno!”
hanno controllato con il contachilometri della macchina, a vostra insaputa…e
ora vi sentite come quando vi hanno detto che Babbo Natale non esiste: tristi e
deluse. Accuserete quel quarto d’ora di fatica per i due giorni a venire:
indolenzita e pure raffreddata - quella maglietta che avete comprato non vi ha
sicuramente fatto sudare, e neanche riparato dalla brezza fresca.
La domenica
successiva vi alzerete alle 9, farete un bel bagno caldo e prenderete la vostra
bicicletta blu elettrico con il cestino di vimini. Andrete sul lungolago di
nuovo – luogo del delitto – ma per fare colazione con i vostri amici. Mai
lasciare le buone vecchie abitudini!!!
I più attenti si
staranno chiedendo: ma i pantaloncini rosso corallo?! Beh, quelli continuate ad
usarli: come pigiama nelle calde serate estive!
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